Conflitto israelo-palestinese: Patton (custode), “perdonare è praticare una strada nuova dove ci saranno meno persone che soffrono e che piangono le morti innocenti”

“Parlare di perdono nel momento in cui abbiamo alle spalle oltre 70 anni di conflitto, a volte ad alta, a volte a bassa intensità, non è una cosa facile. Quando si parla di perdono non si parla di ‘un dimenticare’, di ‘un cancellare’ qualcosa. Ogni tanto si accusano i cristiani di buonismo quando non si capisce il senso vero del perdono. Perdono vuol dire ricordare ma andare oltre, ricordare ma al tempo stesso essere disponibile a ricominciare”. Con queste parole il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, accoglie l’invito di Papa Francesco che oggi ha esortato tutti i pastori e i fedeli della Chiesa cattolica a unirsi agli ordinari cattolici di Terra Santa che domani sera celebreranno insieme ai loro fedeli la veglia di Pentecoste “implorando il dono della pace elevando in ogni comunità la supplica allo Spirito Santo affinché israeliani e palestinesi possano trovare la strada del dialogo e del perdono, per essere pazienti costruttori di pace e di giustizia”. Parlare di perdono, dichiara al Sir il custode, è “praticare una strada nuova, una strada diversa dove ci saranno meno persone che soffrono e meno persone che piangono le morti innocenti, specialmente quelle dei bambini. È in una situazione nuova che ci sarà la possibilità anche di trovare un equilibrio nuovo e di costruire un qualcosa insieme”. Il custode, riferendosi all’enciclica “Fratelli tutti”, ricorda la necessità di “ricominciare dalla verità per costruire la pace. È questo il senso dell’artigianato della pace. La pace non si fa in serie non c’è un modello preconfezionato di pace che si può riprodurre in fabbrica. Ogni processo di pace è artigianale, singolare, fatto da persone. Chiede un impegno lungo faticoso di grande limatura come il lavoro dell’artigiano. La verità è una compagna inseparabile della giustizia e della misericordia e attraverso la verità, si deve arrivare anche alla riconciliazione al perdono. E questo insegnamento del Papa va applicato quando si parla della tragedia della Shoah e anche quando si parla di un conflitto lungo e difficile, per tanti aspetti anche sempre bloccato, come quello israelo-palestinese che di fatto va avanti dal 1948”.

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