Giovani: don Falabretti (Cei), “abitare la rete per vivere un’esperienza educativa ma senza traslocarvi perché non possiamo fare a meno del corpo”

“Il digitale può essere risorsa e opportunità per promuovere la relazione. Siamo già in piena pandemia digitale e non possiamo aspettare che passi: la rete è anche un luogo dove poter vivere un’esperienza educativa ma senza tuttavia pensare di traslocarvi perché non possiamo fare a meno del corpo”. È quanto dichiara al Sir don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg), commentando il video intitolato “L’occasione di un click” pubblicato sulla pagina “Giovani” della Chiesa cattolica (https://giovani.chiesacattolica.it). Nel video il protagonista, don Daniele, in visita ad una mostra, non coglie l’occasione di chattare e conoscere l’artista di alcune opere esposte grazie al Qr Code. Tempo dopo, ritornato alla mostra il sacerdote cerca di nuovo i quadri che lo avevano affascinato, intenzionato a interagire con l’artista salvo scoprire che, nel frattempo, quest’ultimo era morto.

“In questi mesi – spiega don Falabretti – siamo stati costretti alle nuove tecnologie. La pandemia ci mette davanti ad un bivio: usare la rete solo come uno strumento o cominciare ad abitarla come un ambiente dove vivere un’esperienza educativa”. La rete, rimarca il sacerdote, “non è l’estensione della bacheca parrocchiale o il mezzo per le messe in streaming, ma è uno strumento che mette le persone in relazione. È necessario, quindi, capire come abitare e sfruttare la rete per creare scambi e legami”. “Abitare – afferma don Falabretti – vuol dire che non ci sono solo io che parlo ma anche gli altri, nello specifico i giovani. Il video ci mostra che i giovani sono più abituati di noi adulti a utilizzare i social, e attraverso questi ci parlano, si esprimono, raccontano”. Ciò non vuol dire “diventare tutti youtuber o influencer. Il punto è ascoltarli quando parlano”. “Non si tratta di traslocare sulla rete – avverte il responsabile del Snpg – perché non possiamo fare a meno del corpo. La liturgia senza il corpo non è liturgia, una liturgia non è uno spettacolo cui assistere. Usare la rete nell’emergenza va bene ma non credo che la pastorale debba traslocare sulla rete. Devo stare nella rete perché è lì che i giovani abitano e parlano e lì posso ascoltarli. Ma ripeto: non è un trasloco. Il corpo, l’esperienza, il camminare, i pellegrinaggi, il vedersi, il fare, il servire, il povero, la missione, tutte queste parole hanno bisogno di un corpo. Il video è una provocazione che ci ricorda che siamo in piena pandemia digitale e che ci chiede di attrezzarci meglio per capire come abitare il mondo della rete e come utilizzarla. Dobbiamo cogliere l’occasione a portata di un click. Siamo già in ritardo. Indietro non si torna”.

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