Pasqua: mons. Sanguineti (Pavia), “il frutto primo di una vita risorta è un cuore nuovo, che non resta indifferente di fronte alla sofferenza del mondo”

“Tutti corriamo il rischio di rimanere indifferenti a Cristo che prolunga la sua passione nella carne sofferente di tanti fratelli uomini, nel mondo, vicini e lontani, e quasi non ci lasciamo più ferire e scandalizzare da certe immagini di violenza e di desolazione, come quelle che ci provengono dall’Ucraina, da Gaza, dal Myanmar devastato dal terremoto, dall’isola di Haiti, dominio quasi incontrollato di bande che seminano morte e terrore, oppure dalla vista di migranti ammassati in gabbie, come accade negli Stati Uniti, o ammanettati, come delinquenti, per essere portati dalla nostra Italia ai centri di raccolta in Albania. Facciamo l’abitudine a tutto, ci chiudiamo nel nostro piccolo mondo, nel nostro comodo benessere”. Lo scrive il vescovo di Pavia, mons. Corrado Sanguineti, nell’editoriale dedicato alla Pasqua, del numero in uscita del Ticino.
Ma “possiamo chiudere gli occhi e il cuore anche su chi soffre vicino a noi, nelle nostre città e paesi: senza tetto, che restano per molti soggetti invisibili, le famiglie in povertà e in grave marginalità, gli adolescenti fragili ed esposti a forme di disagio, di solitudine e anche di devianza, i giovani schiacciati da una logica impietosa e disumana di prestazioni richieste e di competizione”, osserva il presule.
“Spesso, questa indifferenza che rende arido il cuore, è il frutto amaro di una vita ripiegata su se stessa, dove tutto deve ruotare intorno all’io, sempre più pensato in modo autoreferenziale e individualistico, e di una grave assenza di speranza, nel guardare al futuro”, evidenzia il vescovo.
Allora “la Pasqua che si avvicina, se non è ridotta a un rito formale o semplicemente a pochi giorni di vacanza, da riempire con qualche viaggio o gli ultimi scampoli della stagione sciistica, può essere un’occasione per lasciarci di nuovo toccare e ferire da ciò che caratterizza il nostro presente, partendo dalla riscoperta di un annuncio carico di bene e di una promessa grande per la vita”.
Per mons. Sanguineti, “la risurrezione di Cristo e la vita nuova che da Lui si diffondono attraverso il volto e la carne dei suoi testimoni, dai primi apostoli fino ai santi dei nostri giorni, come il giovane Carlo Acutis, che sarà canonizzato domenica 27 aprile durante il Giubileo degli adolescenti, sono all’origine di una speranza invincibile, che può sostenere e attraversare anche lo scandalo e lo scacco della morte”.
Così “la risurrezione non è qualcosa che si dimostra, come nelle scienze empiriche, è qualcosa che s’incontra: un annuncio, una testimonianza, una vita che rifiorisce ora, spesso in esistenze ferite e travagliate, dove tutto sembrava perduto”. E “il frutto primo di una vita risorta è un cuore nuovo, vivo, un cuore di carne che sa amare, che non resta indifferente di fronte alla sofferenza del mondo, che si lascia ferire dai bisogni dei fratelli, che ovunque, anche là dove sembra vincere il male, sa porre segni, a volte fragili, di speranza. Come accade oggi a Gaza, in Ucraina, nel Myanmar, ad Haiti, o a Pavia, nei nostri quartieri nei nostri paesi, nella nostra Italia”.
Il vescovo conclude: “Mentre oscilliamo tra indifferenza e speranza, almeno desiderata e ricercata, c’è una presenza di bene che dall’alba di Pasqua non smette d’incrociare i cammini della vita degli uomini”.

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