Oltre 800 preti – tra cui tutti i vescovi ausiliari e i vicari episcopali della diocesi di Milano – hanno concelebrato la tradizionale messa crismale presieduta dall’arcivescovo Mario Delpini in duomo. Celebrazione eucaristica, della mattina del Giovedì santo, con il rito della benedizione del Crisma e degli Oli dei catecumeni e degli infermi che vengono poi portati dai parroci in tutto il territorio della diocesi. Un rito che raccoglie da sempre la grande maggioranza dei sacerdoti e diaconi ambrosiani, tra le navate della cattedrale, intorno all’arcivescovo per la rinnovazione delle promesse sacerdotali e l’attesa dell’omelia rivolta, come tradizione, all’insieme del clero. Una riflessione approfondita che non ha tradito le aspettative, centrata quest’anno da monsignor Delpini sulla necessità di farsi portatori dell’annuncio di salvezza, anche in un mondo distratto come quello attuale e nonostante le ferite inferte alla Chiesa dalle notizie degli abusi.
“Il ministero ordinato, la nostra condizione di vescovi, preti, diaconi, ha una missione irrinunciabile. Non da soli, non come fossimo una casta privilegiata, ma come dei servi che insieme con tutto il popolo cristiano compie la missione di proclamare questo ‘oggi’ della salvezza”, ha detto, infatti, Delpini. “Se anche tutti se ne dimenticassero, noi siamo ordinati per ricordarlo; se anche tutti fossero distratti, noi siamo ordinati per annunciare ancora l’incanto, la sorpresa, la commozione dell’oggi della salvezza. L’unzione rende sacro chi è consacrato, ma non automaticamente santo”.