“Mentre tanti pensano a incrementare le forze per la guerra, noi vogliamo forze di pace. E non penso solo ai caschi blu dell’Onu o agli ospedali e agli interventi umanitari delle Ong più diverse. Penso alle energie e alle volontà dei cristiani che nel mondo, nonostante le loro divisioni storiche e teologiche, quest’anno provvidenzialmente celebrano tutti la Pasqua del Signore nello stesso giorno, il 20 aprile. Ma senza pace!”. Si apre così il messaggio di Pasqua del vescovo di Cremona Antonio Napolioni, diffuso questa mattina.
“La Pasqua – spiega il presule – non viene per darci un’illusoria pausa di spensieratezza primaverile, rispetto ai drammi e alle paure che ci affliggono. Viene piuttosto a ridestare ragioni di speranza, aprire vie di cambiamento, prospettive di vita nuova”. “È la pace questa cosa nuova – precisa il vescovo -, che Dio inaugura capovolgendo la logica della forza muscolare con la debolezza di cui riveste la sua onnipotenza spirituale, morale. Perciò la via da riprendere è quella del dialogo, non del monologo arrogante, ed è il rispetto delle diversità che accredita la diplomazia e rinsalda la democrazia. Stili che i cristiani riassumono oggi nella ‘sinodalità’, ossia nel camminare insieme, come popolo in cui anche i più piccoli e fragili hanno la medesima dignità, e diventano corresponsabili del bene e del futuro di tutti. In modo che nessuno si erga a padrone del mondo, spacciandosi per il suo salvatore”. Di qui l’augurio del presule che “ci si accorga del Vivente, incarnato in miliardi di meravigliose e delicatissime esistenze umane, tutte sacre e intoccabili, tutte chiamate alla pienezza della pace. Cominciando col dire sì alla vita e no alla guerra, pronte a fare Pasqua in sé e attorno a sé, diventando così quell’invincibile forza di pace di cui abbiamo bisogno”.