Whistleblowing: Transparency International Italia, “la Direttiva europea sia trasposta quanto prima e in maniera adeguata nel nostro Paese”

La Direttiva europea sul whistleblowing e il suo, per ora, mancato recepimento restano al centro delle attenzioni di Transparency Italia. Come evidenziato nel Report Whistleblowing 2021 diffuso oggi dall’Associazione, il processo di trasposizione che si doveva completare entro lo scorso 17 dicembre non si è ancora concluso e si è dipanato fino ad oggi in maniera poco trasparente, senza il coinvolgimento da parte del Ministero della Giustizia degli attori più rilevanti, nonostante l’impatto che avrà su molti settori e organizzazioni, a partire da quelle private.
Criticità, osserva Transparency Italia, si sono riscontrate anche in merito all’applicazione della disciplina nella tutela dei whistleblower, dopo che questi ultimi hanno subito discriminazioni: i provvedimenti sanzionatori dell’Autorità nazionale anticorruzione nei confronti di chi viola le disposizioni in materia sono pochissimi (3) e le decisioni giudiziarie in favore dei whistleblower ancor meno.
In questo contesto di forte limitazione della tutela, gli sforzi di Transparency International Italia si sono indirizzati al supporto nei confronti di tutti i soggetti interessati dall’istituto.
“Le segnalazioni ricevute nel 2021 attraverso il canale di assistenza Alac, attivo dal 2014, sono state 23. Un numero basso e in calo rispetto all’anno precedente: ciò può essere stato determinato dalla crescita del whistleblowing all’interno degli enti e dalla modalità lavorativa da remoto che riduce le possibilità di intercettare potenziali illeciti. Tuttavia, nonostante la diminuzione delle segnalazioni ricevute, alcune di esse sono molto rilevanti, in quanto riferite a vicende relative alla pandemia, alla chiusura di presidi ospedalieri o a presunti abusi in alcuni programmi delle Nazioni Unite”, spiega Transparency Italia.
“Oggi abbiamo bisogno che la Direttiva europea sia trasposta quanto prima e in maniera adeguata – dichiara Nicoletta Parisi, membro del Comitato Esecutivo di Transparency Italia -. Solo così si può sperare che le derive applicative (tanto nella prassi degli enti che nella giurisprudenza) possano essere corrette prima che si consolidino interpretazioni errate delle norme, in grado di pregiudicare la vitalità dell’istituto e i diritti dei singoli segnalanti. Si tenga anche conto che le norme europee sul dispositivo di ripresa e resilienza si legano strettamente al recepimento della Direttiva da parte degli Stati membri: le segnalazioni alla Commissione sull’uso improprio di fondi dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza nazionali, infatti, hanno come presupposto una previa segnalazione ai canali istituzionali nei singoli Stati membri e come conseguenza l’applicazione da parte della Commissione stessa della protezione stabilita dalla Direttiva”.

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