Adozioni internazionali: Aibi, “tornano a salire le richieste, ma occorrono nuove strategie di rilancio”

Il Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità del Ministero della Giustizia ha pubblicato un’analisi statistica relativa all’adozione, elaborata analizzando i dati raccolti presso i Tribunali per i minorenni riguardanti procedimenti e provvedimenti in materia di adozione nazionale e internazionale. I dati si riferiscono al periodo che va dal 2001 al 2021. “All’interno dei dati pubblicati dal Ministero, si evidenzia l’andamento delle domande per l’adozione internazionale, che tornano a crescere dopo 18 anni sostanzialmente consecutivi di calo – sottolinea, in una nota, l’Associazione Amici dei Bambini-Aibi -. A partire dal 2004, anno in cui si è raggiunto il numero massimo di 8.274 richieste, negli anni successivi si è assistito a una progressiva diminuzione (salvo una lieve inversione di tendenza nel 2010 rispetto al 2009) fino a precipitare a quota 1.920 delle domande presentate nel 2020. Nel 2021, finalmente, si torna a vedere un incremento rispetto all’anno precedente con 120 domande in più”.
Analoga sorte, precisa l’Aibi, “per le domande di adozione nazionale, che nel 2006 hanno fatto segnare il numero più alto con 16.538 richieste, per poi innescare un progressivo calo (con l’eccezione degli anni 2009, 2012 e 2017 rispetto agli anni precedenti) che ha raggiunto il minimo nel 2020 con 6982 domande. Nel 2021 la risalita di quasi 1000 domande fino a quota 7.970”.
A questo aumento delle domande, però, la denuncia dell’Associazione, “non è corrisposto un aumento delle adozioni, il cui trend è rimasto in calo anche per il 2021, segno di come le famiglie pronte ad adottare siano decisamente più numerose dei minori dichiarati adottabili e ancora di più delle adozioni effettivamente realizzate. Un sintomo che gli strumenti che mancano non sono tanto culturali o di disponibilità, quanto politici e materiali. E se da un lato questa sottolineatura può far cadere le braccia, dall’altro è una buona notizia, perché ostacoli di questo tipo sono più facili da rimuovere, basta che ci sia la volontà da parte di tutti”.
Per rilanciare l’adozione internazionale l’Aibi individua tre punti di partenza: “L’adozione internazionale deve diventare parte integrante nella nostra politica estera, individuando presso le nostre Rappresentanze diplomatiche nei Paesi più rappresentativi per l’adozione internazionale un funzionario che se ne occupi stabilmente con il compito di intrattenere relazioni costanti e continuative con le autorità dei Paesi di origine. Incentivare la formazione per le coppie, attuando programmi formativi fin dall’inizio del cammino adottivo in stretta collaborazione fra servizi sociali ed enti autorizzati, adeguandoli alla realtà dei minori che oggi arrivano in adozione. Rispettare i tempi burocratici previsti dalla legge (6 mesi tassativi dalla presentazione della domanda di disponibilità all’ottenimento dell’idoneità ) puntando sulla digitalizzazione in modo da ottimizzare i tempi, semplificando alcuni passaggi ormai superati e cercando di abbattere il più possibile i costi”.

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