Caritas: suor Cherici (Fraternità della Visitazione a Piandiscò), “coloro che accogliamo non sono poveri ma fratelli”

suor Simona Cherici - (foto SIR)

Una casa con le porte aperte alle persone con situazioni di grave disagio. “Per noi non sono poveri,  sono i nostri fratelli”: così suor Simona Cherici, della Fraternità della Visitazione di Piandiscò (Arezzo), parla dell’esperienza che sta vivendo da 21 anni insieme ad altre due consacrate, una condivisione di vita fortemente appoggiata dalla diocesi di Fiesole. Ne ha parlato oggi durante il 42° Convegno nazionale delle Caritas diocesane in corso a Rho (Milano), fino a domani. “È iniziata come tutte le avventure– racconta al Sir -. Il vescovo della diocesi di Fiesole, mons. Luciano Giovannetti, ora emerito, è stato un padre per noi e ha creduto nel nostro desiderio di poter vivere con le porte aperte ai poveri, una casa fraterna dove tutti potessero sentirsi fratelli, per mettere in pratica il Vangelo della creatività”. Il luogo assegnato era una “casa del prete”, in campagna. “Appena entrati abbiamo trovato una specie di bosco, perché da 35 anni non ci entrava più nessuno, c’era solo un tetto – ricorda -. Mi sono scoraggiata e arrabbiata ma poi è successo il miracolo. Abbiamo diffuso dei volantini e coinvolto tanti giovani in campi di lavoro, riciclato mobili usati e ristrutturato. In 22 giorni abbiamo avuto il permesso per aprire la nostra casa”. Da allora sono passate 800 persone, tra cui 150 bambini e 39 nati lì. Attualmente sono ospitati 21 mamme, bambini e ragazze in situazione di gravissimo disagio o con disabilità. La Fraternità della Visitazione collabora con i servizi sociali ma la maggior parte delle persone viene intercettata e inviata dai centri d’ascolto Caritas. Suor Simona ricorda con grande commozione momenti molto dolorosi, tra cui la morte tra le sua braccia di un bambino di due anni, che soffriva di una malformazione cardiaca: “Ora la mamma aspetta un altro bambino e ci aiuta come volontaria. C’è una circolarità incredibile, tanto diamo e tanto riceviamo”. Il centro apre le porte aperte a donne di tutte le religioni, anzi la diversità viene considerata una risorsa: “In ogni stanza sistemiamo due mamme di nazionalità diverse, così hanno l’occasione di conoscere e aprirsi all’altro”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa