Coronavirus Covid-19: Soleterre e Università Pavia, uno studio preliminare su effetti pandemia su personale medico-sanitario del Policlinico San Matteo di Pavia

Sono passati quasi due anni e mezzo dall’inizio della pandemia, “sembrano un ricordo lontano” quei mesi durante i quali il personale medico-sanitario lavorava senza sosta, con doppi turni, isolandosi delle proprie famiglie per rischio di contagio. “Gli effetti traumatici che il Covid-19 ha riportato sulla salute mentale e sull’attività di cura (caregiving) del personale medico-sanitario si sono manifestati già dai primi mesi pandemici ma continueranno anche a medio-lungo termine nei prossimi anni”, evidenzia Fondazione Soleterre, che, fin dalla prima fase di emergenza, ha creato un modello per valutare e dare supporto psicologico agli operatori sanitari. Ora, dopo più di 24 mesi, in collaborazione con l’Università di Pavia ha realizzato un clinical trial, ovvero uno studio preliminare su un campione di 225 persone, membri del personale medico-sanitario del Policlinico San Matteo di Pavia.
Durante il webinar “Covid o post Covid. È questo il problema?”, organizzato da Fondazione Soleterre e Iesc (International Ethics and Scientific Committee) lo scorso lunedì 20 giugno, spiega una nota diffusa oggi da Soleterre, sono stati presentati i primi risultati da Lavinia Barone, docente all’Università di Pavia. L’obiettivo dello studio è “di avviare una riflessione sull’azione di cura a livello psicologico per capire in primis come stavano questi operatori e se fossero in grado di continuare a prestare cura ai pazienti e, in secondo luogo, comprendere l’efficacia della tipologia di supporto psicologico, erogato in presenza o remoto”.
I sintomi trasversali rilevati “sono diversi, dall’ansia, alla depressione, dai problemi di sonno alla somatizzazione, fino all’abuso farmacologico. Grazie allo studio si è rilevato l’impatto dello stress da trauma e come questo incida sul burnout, generando nel personale medico-sanitario poca motivazione nel lavoro e disinteressamento nei confronti dei pazienti, fino al malessere psicologico legato al costante contatto con la morte”.

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