Vita consacrata: card. Braz de Aviz, “risvegliare in tutti il senso della speranza”

“I consacrati e le consacrate sono interpellati in prima persona a risvegliare in tutti il senso della speranza”, soprattutto “in questo drammatico momento”, non solo a causa della pandemia, “ma soprattutto per le sue conseguenze che ci toccano da vicino nelle quotidiane vicende della comunità civile ed ecclesiale”. È quanto scrive il card. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, in una lettera che commemora i 25 anni dall’esortazione apostolica Vita consecrata di san Giovanni Paolo II. “Oggi la vita consacrata – si legge ancora nella lettera – avverte di essere ‘più povera’ rispetto a un tempo, ma vive – per grazia – molto più la relazione con la Chiesa e il mondo, con chi crede e chi non crede, con chi soffre ed è solo”. Di qui la centralità della formazione, “che continua nel tempo, per tutta la vita” e che conduce a “provare le stesse sensazioni, emozioni, sentimenti, affetti, desideri, gusti, criteri elettivi, sogni, attese, passioni” di Gesù. Braz de Aviz mette inoltre l’accento sul consacrato come “testimoni di bellezza” e di fraternità: bella deve essere “la testimonianza e la parola offerta, perché bello è il volto che annunciamo”, e deve esserlo “la fraternità e il clima che si respira”. Bello deve essere “il tempio e la liturgia, cui tutti sono invitati”. Bello, infine, è “avere un cuore libero di accogliere il dolore di chi soffre per manifestargli la com-passione dell’Eterno”.

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