Salute mentale: Vicari (Bambino Gesù), “politica la ponga al primo posto”. “Investire su tempo che i genitori possono dedicare ai figli”

“Abbiamo bisogno di una politica che ponga al primo posto la salute, fisica e mentale”. Ne è convinto Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Intervenendo al convegno “Chiesa e salute mentale” in corso alla Lateranense, Vicari ha spiegato che le malattie mentali non riguardano solo gli adulti, ma sono i disturbi più frequenti in età evolutiva: “Il 10% dei bambini e almeno il 20% degli adolescenti ha una diagnosi di disturbo mentale, un aspetto sottovalutato anche da chi ha responsabilità di governo. In questi ultimi due anni abbiamo assistito ad un aumento del 40/50% di richieste di aiuto per disturbi mentali in questa fascia di età, tra tentativi di suicidio e atti di autolesionsimo, ma arrivano in pronto soccorso anche bambini di 11 anni che hanno fatto uso di cannabinoidi”. E nonostante questo, “le possibilità di cura per i bambini e gli adolescenti sono di fatto inesistenti”.
Per promuovere la salute mentale nell’infanzia e nell’adolescenza, occorre “far riemergere la capacità educativa di famiglia e scuola”, ha avvertito lo psichiatra precisando che “difendere la famiglia vuol dire anche fare in modo che papà e mamma alle cinque del pomeriggio possano stare a casa e giocare con i propri figli; occorre sposare un modello economico diverso”. La famiglia “è protettiva se è caratterizzata da relazioni di calore, affetto e sostegno del bambino, se esercita una capacità di controllo e supervisione anziché delegare ai figli l’autogestione di comportamenti a rischio come utilizzare uno smartphone a 6/7 anni o navigare in Internet”.
“Se vogliamo adolescenti grado di affrontare con forza le sfide che l’età pone loro – il monito di Vicari –, dobbiamo iniziare da subito ad educare i bambini a valorizzare i loro punti di forza e ad accettare la propria debolezza, i propri limiti”. E poi il ruolo della scuola che “non è soltanto didattica: i ragazzi hanno bisogno di toccarsi, sentirsi, annusarsi; il legame con l’insegnante e con il gruppo è un fattore protettivo per la salute mentale che in età evolutiva è un’autentica emergenza ed è in forte continuità con la salute mentale in età adulta”.
“Abbiamo bisogno – ha concluso – di una politica che ponga al primo posto la salute, salute fisica e mentale e dovremmo investire moltissimo sul tempo che i genitori possono dedicare ai figli”.

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