Reddito di cittadinanza: Alleanza contro la povertà, 8 proposte per riformarlo e migliorarlo

Stefano Sacchi, coordinatore del comitato scientifico dell'Alleanza contro la povertà

Otto proposte per riformare e migliorare il Reddito di cittadinanza sono state presentate oggi in un incontro on line dall’Alleanza contro la povertà, che riunisce le principali organizzazioni cattoliche e laiche che operano nel sociale. Dopo un documento presentato al governo a luglio oggi viene reso noto, per la prima volta, un Position paper redatto da un comitato scientifico di cinque docenti e ricercatori universitari. Le 8 proposte a governo e parlamento sono state illustrate da Stefano Sacchi, docente al Politecnico di Torino e coordinatore del comitato scientifico dell’Alleanza. La prima chiede di “non penalizzare le famiglie con minori o numerose” usando la scala di equivalenza Isee, “che accrescerebbe di poco meno di 400.000 il numero di famiglie beneficiarie del RdC”, con “una riduzione della povertà di circa 0,6%  ed un costo annuo per il bilancio pubblico di circa 3,2 miliardi”. La seconda di “non penalizzare le famiglie non italiane” eliminando “il discriminatorio vincolo di residenza di 10 anni, riportandolo sul più ragionevole livello di 2 anni”. La terza propone di “allentare il vincolo aggiuntivo sul patrimonio mobiliare, prevedendo un innalzamento della soglia per includere coloro che sono poco sopra il margine, o renderlo più flessibile”. Tra le altre proposte, “reintrodurre i punti unici di accesso previsti per il Rei”, “rivedere il meccanismo automatico di selezione dei percorsi di inserimento per migliorare la capacità di intercettare il disagio sociale”, rendere i “Progetti utili alla collettività” (Puc) su “base volontaria” perché “diventino utili ai beneficiari secondo una logica basata sull’empowerment dei soggetti più fragili”, “ridurre l’aliquota marginale (la “tassazione”) applicata al reddito da lavoro, abbassandola dal 100% fino al 60%”. Ma soprattutto si chiede di riformare il reddito sulla base dei nuovi profili di rischio di povertà. “Serve un intervento forte immaginando un mercato del lavoro post pandemia – ha precisato Sacchi -. La digitalizzazione, il lavoro da remoto, il commercio elettronico rischiano di creare nuove categorie di poveri. Noi stimiamo un incremento della platea di questo tipo del 8,6% pari a 160.000 nuclei familiari”.

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