Settimana sociale: mons. Santoro (Taranto), “Chiesa italiana ha responsabilità di tracciare una parabola che non fronteggi emergenza salute, ambiente, lavoro con rattoppi dell’ultima ora”

foto SIR/Marco Calvarese

“Vi accolgo in un ambiente vitale lì dove ogni nostra domanda, sfida e, soprattutto, risposta, devono fare i conti con il dolore di questa città, con la bellezza ferita, con il grido di riscatto e chiama in causa credibilità e l’unico interesse del bene comune”. Sono le parole del “padrone di casa”, mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, alla platea di un migliaio di delegati provenienti dalle diocesi per partecipare alla 49ª Settimana sociale. Santoro ha descritto il “corridoio angusto tutto tarantino fatto di dolore e di contraddizioni, di stanchezza, di disincanto, ma non di disperazione”: “Perché Taranto è un sito emblematico in cui si gioca una partita che, fatte le dovute proporzioni si gioca tutto il Pianeta”, ha spiegato. “Come vorrei che da qui noi dessimo un segnale di apertura che racconti un futuro possibile”, il sogno del presule: “qui la speranza è precaria come il lavoro, qui l’inquinamento ha intossicato le coscienze prima ancora che l’aria, la terra e il mare”. “La Chiesa italiana ha la responsabilità di tracciare una parabola che non fronteggi l’emergenza della salute, dell’ambiente, del lavoro, con rattoppi dell’ultima ora come siamo abituati a subire da decenni, ma che sia lungimirante, che ponga le basi di una crescita per le nuove generazioni, che esprima la cura dell’educare e della gratuità”, l’appello di Santoro, che ha auspicato “un percorso virtuoso di ‘bonifica’ lungo la strada del concetto che il Papa ci ha offerto: quello dell’Ecologia integrale”. “Sin dal mio insediamento nella città di Taranto – ha rivelato il vescovo – ho avuto ben chiaro il peso che i suoi abitanti sopportano da anni, quello dello sviluppo a spese della centralità dell’uomo che tanti danni ha prodotto e produce alla madre Terra. Un peso che incontro ogni giorno negli occhi degli operai, dei lavoratori, su cui si abbatte l’incertezza di non poter far fronte alle esigenze familiari, e ancor più in quelli degli ammalati, ancora troppo spesso costretti a partire per veder garantito il loro diritto alle migliori cure possibili”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia