Papi e media: card. Parolin, “una nuova cristianizzazione della società attraverso la televisione”

“Se il cinema poneva tutta una serie di problemi che dovettero essere affrontati con sempre maggiore convinzione, altrettanto vasta appare la sfida posta alla Chiesa dal diffondersi del mezzo televisivo già nei primi anni Cinquanta. Fin dagli esordi, infatti, la riflessione su questo nuovo medium ebbe particolare vivacità negli ambienti vaticani e dell’associazionismo cattolico per arrivare nel più breve tempo possibile a quella che è stata definita come una nuova ‘cristianizzazione della società attraverso la televisione’”. Lo ha detto il card. Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, alla presentazione del libro a cura di mons. Dario E. Viganò dal titolo “Papi e media. Redazione e ricezione dei documenti di Pio XI e Pio XII su cinema, radio e tv (ed. Il Mulino), oggi pomeriggio all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, a Roma. “Fu un rapporto pieno di contraddizioni in cui bisognava muoversi attraverso un complicato equilibrio tra comprensione e stretta vigilanza, tra uso del mezzo ma controllo costante – ha aggiunto il cardinale v: le briglie dovevano essere continuamente allentate e strette a seconda del momento”.
Dopo aver analizzato il rapporto tra Chiesa e cinema, il card. Parolin si è soffermato sullo strumento televisivo: “Fin da subito fu chiara la volontà dei vertici ecclesiastici di non disperdere le opportunità di apostolato che il nuovo mezzo sembrava poter aprire fin dai primi tempi del suo sviluppo e, al contempo, di chiamare tutti i cattolici alla ‘santa crociata’ per una televisione ‘cristianamente educatrice’”. Quindi, l’attenzione al magistero di Pio XII in relazione alla tv. “Le novità introdotte indussero a riflettere in maniera approfondita su un vero e proprio rinnovamento nell’apostolato cinematografico verso il quale il pontefice si esprimeva con un atteggiamento decisamente propositivo”. “Con il pontificato di Giovanni XXIII – ha concluso – si diede un definitivo taglio alla ‘relazione con i media ancorata alla strategia della doppia pedagogia in equilibrio tra ammonimento e incoraggiamento’ e si preparò il campo a un radicale ripensamento del rapporto tra i mezzi di comunicazione di massa e l’azione ecclesiale”.

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