Guerra: p. Sale, per il Papa “è sempre ingiusta e ingiustificabile”. Nella sua posizione “echi della Pacem in terris”

Con la cosiddetta “operazione militare speciale”, come “Putin chiama il sanguinoso conflitto da lui provocato in Ucraina (che finora ha prodotto più di 200mila tra morti e feriti per parte e circa 18mila vittime civili), lo spaventoso spettro della guerra” è ritornato “di colpo nel cuore della vecchia Europa; in realtà non era mai scomparso del tutto, basti pensare ai conflitti nella ex Jugoslavia alla fine del XX secolo, in particolare nel Kosovo”. Un evento che ripropone un tema classico della cosiddetta “morale sociale”, quello della “liceità o meno della guerra, e cioè il senso della guerra in ordine alla risoluzione dei conflitti tra Stati”, scrive p. Giovanni Sale nel quaderno 4.147 de La Civiltà Cattolica in uscita sabato 1° aprile e anticipato al Sir. Una questione, osserva il gesuita, “legata ad altre problematiche molto delicate, come quelle del riarmo e dell’uso delle armi atomiche (anche di quelle meno distruttive), che purtroppo stiamo tragicamente rivivendo, come nel recente passato”.
Papa Francesco, nel libro pubblicato alla fine del 2022, “Vi chiedo in nome di Dio”, affronta la questione della guerra “in modo diretto, facendo riferimento anche al magistero dei suoi predecessori”. “I Papi, nel secolo appena trascorso – scrive Francesco – non hanno risparmiato parole nel condannare la guerra”. Oggi, “mentre chiedo in nome di Dio che si metta fine alla follia crudele della guerra, considero inoltre la sua persistenza tra noi come il vero fallimento della politica”.
“Le posizioni del Papa sulla guerra, sempre ingiusta e ingiustificabile, hanno un precedente importante nell’enciclica Pacem in terris dell’11 aprile del 1963”, afferma p. Sale, documento di cui quest’anno ricorrono i 60 anni dalla promulgazione e che è “all’origine di una nuova concezione sulla guerra”, sempre “ingiusta e ingiustificabile”. Dopo avere ripercorso questa enciclica e la costituzione Gaudium et Spes, il gesuita richiama il magistero di Giovanni Paolo II in materia di interventi umanitari e responsabilità di proteggere, per concludere con il pensiero dal teologo domenicano Francisco de Vitoria (1483-1546), dal quale “si svilupperà poi il moderno diritto internazionale”.

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