Covid-19: don Angelelli (Cei), “dalla pandemia dobbiamo imparare molto”

“La pandemia ha avuto un paio di effetti fondamentali: quello che tutti conosciamo, l’aspetto sanitario, il dramma che è successo; ma ci sono tasti anche effetti collaterali, tra i quali la messa in discussione del nostro stile di vita. Per esempio, abbiamo studiato molto gli effetti sulla salute mentale su giovani, adulti, disabili. la pandemia ha mietuto migliaia di vittime, ma ha anche cambiato la vita di tutti gli italiani, è stato un fenomeno globale, non solo per chi si è ammalato, ma per tutti. La pandemia quindi ha messo in discussione tutti gli scenari e anche la gestione del Servizio sanitario nazionale”. Lo ha detto oggi don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute, rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa, oggi, di presentazione del Convegno nazionale promosso dalla Conferenza episcopale italiana (Commissioni per il servizio della carità e della salute e per i problemi sociali e del lavoro, la giustizia e la pace) dal titolo “Era cosa molto buona – Custodire le nostre terre: salute, ambiente, lavoro”, che si terrà sabato 4 marzo a Vicenza. “Noi dobbiamo essere contenti di avere un Ssn universalistico perché ha permesso di curare tutti nelle migliori condizioni possibili, ma al tempo stesso ci dobbiamo domandare se una realtà dimensionata nel 1978 e strutturata con la legge di costituzione del Ssn per come è cambiato in questi decenni sia ancora l’unica risposta possibile – ha aggiunto -. Troviamo tanta progettualità nel Pnrr, tante ipotesi di avvicinamento della sanità al cittadino, ma ci rendiamo conto che ci sono ancora risposte diverse sul territorio. Vivere in un ambito rurale piuttosto che cittadino cambia completamente le aspettative di vita. C’è ancora una sanità che è fortemente metropolitana, concentrata sull’acuzie, poco diffusa sul territorio e questo limite è emerso chiaramente dalla pandemia. C’è quindi come effetto collaterale della pandemia di una presa di coscienza. Dobbiamo evitare di archiviare rapidamente come questione risolta il fenomeno pandemico, dimenticando quello che possiamo imparare dall’esperienza della pandemia. Un evento come la pandemia che ha segnato la storia del nostro Paese, come quelli di tutto il mondo ritengo debba essere un momento da cui imparare molto”.

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