Legge di bilancio: Bordignon (Forum famiglie) a Giorgetti e Roccella, “un passo indietro rispetto all’assegno unico”

(Foto SIR)

Riguardo all’assegno unico universale “dobbiamo purtroppo registrare un passo indietro rispetto ai segnali positivi e incoraggianti che abbiamo apprezzato negli scorsi mesi, con l’approvazione di misure migliorative ancorché limitate a determinati aspetti: il decreto-legge n. 145/2023, nell’ambito delle coperture finanziarie di cui all’art. 23, al comma 7 lett. B, stabilisce che ‘quanto a 350 milioni di euro per l’anno 2023, mediante corrispondente riduzione, in relazione alle risultanze emerse dall’attività di monitoraggio a tutto il 30 settembre 2023, delle risorse finanziarie iscritte in bilancio ai sensi dell’articolo 6, comma 8, del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230’ confluiranno in un fondo destinato all’attuazione della manovra di bilancio 2024-2026”. La denuncia viene da Adriano Bordignon, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari, in una lettera ai ministri Giancarlo Giorgetti ed Eugenia Roccella per sottolineare la propria posizione sulla legge di bilancio.
“La destinazione dei cosiddetti ‘avanzi di gestione’ dell’assegno unico a finalità diverse da quelle sue proprie non è affatto in linea con l’obiettivo di rilanciare la natalità in Italia. Tali somme avrebbero potuto essere utilizzate per aumentare gli importi dell’assegno o, in via eventuale, per migliorarne alcuni parametri, quali ad esempio la misura minima oggi ferma a 54 euro – sostiene Bordignon -. È dunque urgente che sia apportata una modifica in tal senso al decreto-legge in oggetto ed eventualmente sia introdotta in legge di bilancio una norma volta ad incrementare l’assegno unico, come già fatto in precedenza dall’attuale Governo”.
Sempre in tema di assegno unico, prosegue il presidente del Forum, “non riteniamo appropriata la scelta di escludere i Btp dal calcolo dell’Isee che ridurrà il peso della parte patrimoniale, ma solo per chi acquisti i Buoni del Tesoro. Questo stride con le esigenze reali delle famiglie perché si tratta di una rendita immediatamente vendibile in caso di difficoltà, a differenza di altri patrimoni sostanzialmente intangibili. Molto meglio sarebbe stato escludere da Isee la prima casa, che non è immediatamente vendibile”. Per Bordignon, “questa scelta renderà ancora più ingiusta l’Isee che già tutte le forze parlamentari hanno riconosciuto come inadeguata. Costringerà i cittadini a rifare la dichiarazione sostitutiva e sarà un ulteriore elemento di confusione perché di fatto introdurrà una franchigia a vantaggio solo dei più benestanti che aumenterà le disuguaglianze”.

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