Indi Gregory: Prosperi (Cl), “giusto spendersi in ogni modo possibile per accompagnare chi soffre, con amore e cura che ogni persona merita”

“In queste ore di trepidazione, di mobilitazione e di preghiera per la piccola Indi Gregory, ore nelle quali in tanti e giustamente si battono affinché i suoi genitori possano vedere accolto il loro desiderio di accompagnarla con tutto il loro amore e col supporto di una adeguata struttura sanitaria, per il tempo che le è dato di vivere, emerge drammaticamente quella domanda radicale che è alla base di ogni pur necessaria discussione sulle implicazioni etiche, educative e giuridiche della vicenda. Ed è la domanda su quale senso abbia il dolore e in particolare, come in questo caso, del dolore innocente”. È quanto rileva il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, Davide Prosperi, commentando la vicenda della piccola Indi Gregory. Cl – viene spiegato in una nota – è vicina a lei e ai suoi genitori e sostiene le loro richieste anche alla luce della disponibilità dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma ad accogliere Indi e dell’impegno del Governo italiano a prendersi carico del loro trasferimento”.
“Il giudice inglese che si occupa del caso – prosegue Prosperi – sostiene infatti che è ‘nell’interesse di Indi’ non prolungare la sua sofferenza. Un ‘interesse’ che i genitori della bimba, secondo il giudice, non sarebbero in grado di vedere”. “Il dolore e il limite sono dunque una obiezione che ‘deve’ avere la meglio sulla vita e sull’amore? Andando al fondo della questione: perché Dio permette il dolore innocente?”, domanda il presidente della Fraternità di Cl. “Credo che solo lasciandosi ferire dall’aculeo di questa domanda si possa guardare ciò che sta accadendo a Indi e ai suoi genitori con speranza e si possa essere al loro fianco senza lasciarsi sovrastare dalla sofferenza, dalla fatica, dall’incomprensione del mondo, ‘l’inferno’ di cui ha parlato il padre di Indi uscendo dal tribunale. E comprendere – aggiunge Prosperi – perché in questo caso il giudice ha torto e i genitori di Indi hanno ragione: se la sofferenza ha un significato, allora è giusto spendersi in ogni modo possibile per accompagnare chi soffre, con quell’amore e quella cura che ogni persona, nel suo grande mistero, merita”.
“Ci vuole del coraggio per condividere la sofferenza degli uomini”, ammonisce il presidente della Fraternità di Cl, che ricorda un’esperienza personale: “Qualche anno fa l’associazione La Mongolfiera, una onlus impegnata nell’aiuto alle famiglie con figli disabili, mi chiese di scrivere la prefazione al libro che racconta la loro storia attraverso le testimonianze di famiglie coinvolte. Scrivere quel testo mi costrinse anzitutto ad affrontare quelle stesse domande”. “Domande che – osserva Prosperi – oggi la vicenda di Indi, così come anche quella dei tanti bambini innocenti che oggi muoiono a causa di guerre e persecuzioni, ripropongono in tutta la loro inevitabilità. È guardando quelle famiglie della Mongolfiera, quei ragazzi disabili e i loro genitori che per me è stato possibile iniziare a dare un nome al mistero del dolore. Lo dice grandiosamente Charles Peguy: ‘Voi bambini imitate Gesù. Non l’imitate. Siete dei bambini Gesù. Senza accorgervene, senza saperlo, senza vederlo’”.

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