Diocesi: mons. Sacchi (Casale Monferrato), “per il futuro non mi domando se esisterà ancora questa Chiesa locale ma se saremo una Chiesa di pietre vive”

foto SIR/Marco Calvarese

“In un contesto segnato da una forte denatalità e con diverse comunità piccole e con poche risorse umane, ci si interroga seriamente sul futuro della nostra diocesi. Sono vescovo da sei anni e più di una volta è emersa la domanda: ‘La nostra diocesi continuerà ad esistere come tale o verrà accorpata ad altre vicine?’. Io non mi pongo la domanda, perché per me è più importante non chiedermi se esisterà ancora la Chiesa di Casale, ma se saremo una Chiesa di pietre vive, capace di essere segno e presenza del Risorto. Una Chiesa capace, come le prime comunità cristiane, di attrarre e destare ammirazione per l’amore che si vive al suo interno. Questo deve farci interrogare…”. Lo ha scritto il vescovo di Casale Monferrato, mons. Gianni Sacchi, in un messaggio pubblicato sull’inserto speciale del settimanale “La Vita Casalese” in occasione dell’inizio dell’anno giubilare per il 550° anniversario di vita della diocesi di Casale Monferrato.
Dalla bolla pontificia con cui Papa Sisto IV eresse la diocesi, “è passato più di mezzo millennio segnato da luci e ombre, come ogni percorso storico. Ora ci siamo noi, Chiesa in cammino in questo tempo così difficile e tormentato”, osserva il vescovo: “Una Chiesa che si interroga sul proprio futuro, che cerca di cogliere i segni dei tempi rimanendo ancorata fedelmente al Vangelo”. “Il cammino sinodale ci sta aiutando ad aprirci all’ascolto dei tanti contributi che ogni fedele battezzato può donare in un clima di preghiera di discernimento”, rileva mons. Sacchi , sottolineando come sia “emerso che occorre essere più audaci nei percorsi di formazione, arrivare ad una corresponsabilità effettiva nella missione da parte dei laici e ripensare alle strutture sia in senso di organismi ecclesiali, sia di immobili che diventano sempre più ingestibili”. “Il futuro della nostra diocesi – la convinzione del vescovo – sarà luminoso se insieme, come unità pastorali, ci si stringe intorno al Signore Gesù, che nell’Eucarestia ci fa dono della sua Parola e di sé stesso nel pane spezzato. Solo stringendoci a Lui saremo una Chiesa profetica, che sa ancora essere lievito fermento per gli uomini e le donne del nostro tempo e interrogativo per le nuove generazioni. Una Chiesa che ama stare sul monte della trasfigurazione nel contemplare la bellezza della liturgia e della preghiera, ma capace anche di scendere a valle ed entrare nell’avventura degli uomini e rimanere accanto alle tensioni e alle inquietudini di tutti”. “Il futuro di una Chiesa, di una comunità – ammonisce il presule – è legato alla capacità di ogni battezzato, a cominciare dal vescovo, di essere testimoni fecondi di fede, speranza e carità”. “Il futuro è nelle mani di Dio. Per questo, nonostante tutto, è possibile sentirsi liberi”, aggiunge mons. Sacchi, che nel messaggio ha voluto ringraziare “il Santo Padre Francesco che, per l’occasione, ci invia il segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin, come suo legato pontificio”. Il porporato celebrerà domenica 12 novembre, festa patronale di Sant’Evasio, alle 16, il solenne pontificale concelebrato di vescovi Sacchi, Arnolfo (Vercelli), Lovignana (Aosta e presidente Cep), Catella (emerito Casale Monferrato), Pacomio (emerito Mondovì) e Devasini (Chiavari).
Domani, alla vigilia della festa, la cattedrale di Sant’Evasio ospiterà alle 21 un concerto con l’esecuzione della “Messa dell’Incoronazione” di W. A. Mozart e di composizioni di Verdi, Sibelius e Vaughan-Williams.

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