Perù: morto il fondatore di Sendero Luminoso, Abimael Guzmán. Mons. Castillo (Lima), “chiediamo a Dio giustizia ma tutto resti nelle mani della sua misericordia”

(Foto ANSA/SIR)

È morto sabato scorso, all’età di 86 anni, Abimael Guzmán, fondatore del gruppo terrorista maoista Sendero Luminoso, che a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso ha insanguinato il Perù. La morte, per l’aggravarsi di una pregressa patologia, è avvenuta nelle strutture sanitarie del carcere di massima sicurezza della Base navale di Callao, nei pressi di Lima. “È morto il terrorista Abimael Guzman, responsabile della perdita di innumerevoli vite dei nostri compatrioti. La nostra posizione di condanna del terrorismo è ferma e incrollabile. Solo in democrazia costruiremo un Perù di giustizia e sviluppo per il nostro popolo”, ha commentato il presidente Pedro Castillo su Twitter.

Parole attese, dopo che alcuni esponenti del suo partito “Perù Libre”, e del suo Governo di sinistra sono stati accostati proprio all’esperienza di Sendero Luminoso. L’accusa, in questi ultimi giorni, ha riguardato soprattutto il ministro del Lavoro, Iber Maraví.
La notizia della morte di Guzmán ha suscitato vasta eco in tutto il Paese e anche a livello ecclesiale. L’arcivescovo di Lima, mons. Carlos Castillo, ha dichiarato all’emittente Rpp: “Loro mettevano le armi e noi mettevamo i morti. E ora che è morto chiediamo a Dio giustizia ma che tutto resti nelle mani della sua misericordia perché Dio è amore”. E ha poi aggiunto: “È stato causa di gravi danni. Proviamo tutti una sorta di disagio nel pensare che una persona abbia fatto così tanto male. Tuttavia, come sempre accade con le persone che hanno sbagliato nella storia e, così seriamente, diciamo che l’ultima parola spetta al Signore”.
Ieri l’arcivescovo ha celebrato la messa domenicale di fronte a una rappresentanza del Gein, il Gruppo di intelligence dell’antiterrorismo che 29 anni fa arrestò il leader di Sendero Luminoso. “Ricordo perfettamente quel giorno, andavo a celebrare la messa in bicicletta, nella chiesa di San Giovanni apostolo, alle 7 del mattino”. E verso gli agenti ha usato parole di gratitudine per il loro sacrificio e per le azioni che allora portarono al Paese “speranza e gioia”. Ha poi aggiunto mons. Castillo: ““Se ora abbiamo la possibilità di una democrazia, anche con i suoi problemi, è perché avete messo quel seme di speranza per il Paese. Siete il frutto che ora abbiamo per continuare quel cammino di speranza che fu seminato in una domenica come oggi. Facciamo ogni sforzo per essere semi di speranza ed essere un miracolo per il nostro popolo”.

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