Coronavirus Covid-19: Istat, per 2 italiani su 3 facile capire cosa fare in caso di sospetta infezione. Per il 91,4% è la tv il principale canale informativo

Durante la seconda ondata epidemica, poco meno dei due terzi dei cittadini (63,7%) hanno ritenuto facile capire come comportarsi in caso di contagio. In una scala da 1 a 7, dove 1 significa molto difficile e 7 molto facile, un cittadino su quattro si colloca sul punteggio più elevato, il 17,6% si posiziona sul valore centrale della scala e il rimanente 18,7% su valori compresi tra 1 e 3, evidenziando una qualche difficoltà nel sapere come muoversi nel caso in cui sospetti di avere il Covid. È quanto emerge dal report “I cittadini durante la seconda ondata epidemica” relativo al periodo 12 dicembre 2020-15 gennaio 2021, diffuso oggi dall’Istat.
“Il punteggio medio – viene spiegato – è pari a 5, ma varia in base al titolo di studio: da 4,8 di chi ha la licenza elementare a 5,3 di chi ha conseguito la laurea. Non si osservano differenze significative in base alle altre caratteristiche individuali e al territorio”.
Stando ai dati diffusi, anche per l’emergenza sanitaria, la televisione è il mezzo di informazione più frequentemente utilizzato dalle persone per informarsi: lo ha indicato il 91,4% degli intervistati. Seguono, ma in posizione molto distaccata, i giornali (37,6%), i social media (22,2%) e i contatti con gli operatori sanitari (18,2%). Questi ultimi, insieme ai giornali, sono una fonte informativa a cui si ricorre più spesso nelle regioni del Nord rispetto alle altre zone del Paese (42,4% a fronte del 34,3% del Mezzogiorno e del 32,2% del Centro).
“Tra i giovani, la graduatoria dei mezzi di informazione più utilizzati per informarsi sull’emergenza sanitaria vede al secondo posto i social network, indicati dal 46,8% dei 18-24enni contro il 6,5% di chi ha tra i 65 e i 74 anni di età”, si legge nel report: “Anche celebrità e influencer occupano una posizione non trascurabile tra gli under25, che li utilizzano come fonte di informazione nel 12,8% dei casi (a fronte di un dato medio del 3,9%)”.

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