Quaresima: mons. Marcianò (Omi), “salire, scendere ed entrare” i tre “movimenti dello spirito e del cuore” per questo tempo

“Salire, scendere ed entrare”: sono i tre “movimenti dello spirito e del cuore”, indicati nel suo messaggio per la Quaresima dall’ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Santo Marcianò, ai cappellani militari. Aprendo il suo messaggio l’arcivescovo castrense ricorda i tanti sacerdoti che hanno perso la vita durante la pandemia e la “crisi” provocata dalla “ferita degli scandali e degli abusi, in particolare, che ha toccato al cuore la Chiesa, con una virulenza, direi, maggiore del Covid-19”. La Quaresima, allora, giunge ad orientare “da subito il nostro sguardo in alto, al Monte Calvario: alla fatica della strada in salita e alle tante croci che la costellano. Croci del passato e del presente, della nostra vita e dell’esistenza di coloro che ci sono cari, dei militari a noi affidati e del mondo afflitto da guerre, lutti, violenza, povertà, malattie e sofferenze… non ultima questa pandemia. Ma è proprio guardando in alto che il cammino di Quaresima trova la sua direzione interiore, trova la strada della relazione intima, profonda, rafforzata, con Dio nella preghiera”. “Trovare la croce sull’alto del monte, salire sulla croce, significa scendere”, scrive mons. Marcianò che esorta ad “entrare nell’umiltà di Dio! Assieme a una preghiera più ‘alta’, il Signore, in questa Quaresima, ci offre una umiltà più ‘bassa’; un digiuno che, nel quotidiano, ci conduce alla profondità della fede. Più saliremo nella preghiera, più scenderemo in noi stessi, respirando la necessità e il sollievo della conversione”. Infine, il terzo movimento, “entrare”. “Se siamo saliti, se siamo scesi, ora dobbiamo entrare. Entrare nei veri bisogni dell’altro, entrare nell’altro”, prosegue l’ordinario militare, “attraverso una capacità di condivisione che vada più dentro, anche con la pratica dell’elemosina, che non è solo un consiglio spirituale”. Entrare, dunque, “aprendo quelle porte che la pandemia ha chiuso e che rischiano di rendere tanti nostri fratelli prigionieri di privazioni economiche, difficoltà lavorative, morse di debiti ma anche di sofferenze psichiche, isolamento e depressione, paure mai sperimentate prima… È qui l’offerta sacerdotale, è questa la nostra vita eucaristica, che ci conforma concretamente a Gesù e ci fa ministri del Suo amore”. Il messaggio si chiude con una proposta di un cammino quaresimale: “Ogni giorno, nella preghiera ciascuno di noi si fermi un attimo e pensi, offrendola a Dio: alla preghiera del confratello, alle sue strade in salita verso la croce e verso il Cielo; al cammino di conversione del confratello, discesa nel dolore dei suoi peccati e nella gioia della misericordia; alle periferie geografiche ed esistenziali in cui la carità chiederà al confratello di entrare, che sono poi il segno della carità di tutta la nostra Chiesa”. “Un cammino di crescita nella fraternità presbiterale, che ci condurrà più vicini alla nostra gente perché, come in una famiglia, si impara ad amare amando i fratelli, un cammino semplice ma intriso della certezza che, se rinasce e cresce il mio sacerdozio, potrà rinascere e crescere il sacerdozio dell’altro, potrà rinascere e crescere, giorno dopo giorno, il Mistero stesso del sacerdozio”.

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