Forum della democrazia: conclusi i lavori, superare il bla bla bla “unendo democrazia partecipativa e rappresentativa” e garantendo l’inclusione

foto SIR/Marco Calvarese

(Strasburgo) L’ultimo momento del Forum mondiale della democrazia, ospitato dal Consiglio d’Europa in questi giorni, è stato dedicato a fare emergere le domande di fondo che hanno attraversato i lavori nelle plenarie e nei laboratori. Ad aprire questo tempo di verifica è stata Sarah El Haïry, ministra francese per i giovani e l’ambiente, che ha raccontato l’esperienza della “convention citoyen”, processo di dibattito civico che “per la prima volta ha portato a una legge”, testimonianza del fatto che “l’impegno politico può assumere diverse forme democratiche”. La ministra ha contestato  il “bla bla bla” di Greta, definendolo “violento”, “populista” e sbagliato perché “oppone democrazia rappresentativa e partecipativa” e ha indicato come strada la creazione di “collettivi transnazionali che si uniscano per portare avanti insieme l’impegno, senza prendere in ostaggio la questione climatica”. Come andare oltre il bla bla bla? Hanno ripreso il tema nella sintesi conclusiva i due moderatori, Sarah Diedro Jordão e Timothy Karr: “Occorre andare verso un modello di democrazia deliberativa, non solo a livello locale ma anche nelle dinamiche internazionali”; ma anche “permettere ai giovani non solo di sedersi al tavolo, ma apparecchiare essi stessi il tavolo, rappresentare coloro che non possono sedersi al tavolo”. E poi una indicazione chiara: “Per difendere l’ambiente c’è bisogno non solo di un cambio politico ma anche di cultura, uscendo da una economica dei consumi, rivedendo il contratto socio-economico e il modello capitalistico”. In definitiva, se “la democrazia può salvare l’ambiente” – che era la domanda di fondo del Forum – è vero anche che “l’ambiente a sua volta può salvare la democrazia”, nella consapevolezza che entrambi oggi sono “minacciati e fragili”. Alcune annotazioni sono state rivolte anche all’organizzazione del Forum: è necessaria più inclusione (“qui ci sono troppi con un passaporto del ricco nord”), maggiore diversificazione e più “centralità per i margini”, maggiore coinvolgimento dei giovani anche nelle plenarie e non solo nei laboratori.

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