Violenza su donne: Istat, in 49.394 nel 2018 si sono rivolte ai Centri antiviolenza. Oltre 30mila hanno iniziato un percorso di allontanamento

Nel 2018 si sono rivolte ai Centri antiviolenza 49.394 donne (17,2 ogni 10mila abitanti). Quelle che hanno avviato un percorso di uscita dalla violenza sono 30.056, delle quali il 63,5% lo ha iniziato nel 2018. Il 63% delle donne che hanno iniziato il percorso di allontanamento dalla violenza ha figli, minorenni nel 67,7% dei casi. Le donne straniere costituiscono il 28%. Sono alcuni dei dati forniti oggi dall’Istat nel report “I centri antiviolenza” relativo all’anno 2018 frutto di un’indagine condotta sui 302 Centri antiviolenza in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità (Dpo) presso la Presidenza del Consiglio e le Regioni.
Al 31 dicembre 2018, erano operativi ogni 10mila abitanti 0,05 Centri antiviolenza (Cav) segnalati dalle Regioni (che hanno aderito all’Intesa Stato-Regioni del 2014), valore stabile rispetto al 2017. Di questi, sono 30 quelli che hanno iniziato la loro attività nel 2018.
“I Centri antiviolenza – si legge nel report – hanno una reperibilità elevata essendo aperti in media 5,2 giorni a settimana per circa 7 ore al giorno; il 68,5% ha una reperibilità nelle 24 ore, il 69,6% ha la segreteria telefonica attiva quando non è aperto, il 22,6% ha messo a disposizione delle utenti un numero verde, il 50,2% ha una linea telefonica dedicata agli operatori. Inoltre il 95,3% aderisce al numero 1522”.
I Centri sono promossi da soggetti privati nel 61,9% dei casi. Quasi tutti , sia promotori che gestori dei Centri, operano da più di 5 anni (96%). Si occupano esclusivamente di violenza di genere il 66% degli enti privati promotori e il 57% degli enti privati gestori.
I servizi offerti dai Centri antiviolenza sono molteplici. I più frequenti sono quelli di ascolto e accoglienza, di orientamento e accompagnamento ad altri servizi della rete territoriale (entrambi 96,5%), supporto legale (93,8%), supporto e consulenza psicologica (92,2%), sostegno all’autonomia (87,5%), percorso di allontanamento (84,0%) e orientamento lavorativo (80,5%).

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