Vittime delle mafie: don Ciotti (Libera), “l’indignazione è solo il primo passo, poi deve seguire l’impegno per il cambiamento”

Il presidente dell'associazione Libera, don Luigi Ciotti (Foto Ansa/Riccardo Antimiani - SIR)

Milano è stata scelta per la Giornata nazionale in ricordo delle vittime innocenti di mafia (in programma tra oggi e domani) “per commemorare le cinque vittime della strage di via Palestro, trent’anni fa, e il decennale delle esequie di Lea Garofalo, donna coraggiosa che si ribellò all’universo chiuso e spietato della ’ndrangheta”. Lo spiega don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che promuove l’iniziativa assieme ad Avviso Pubblico, sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica e in collaborazione con la Rai, con il patrocinio del Comune di Milano e Regione Lombardia, e il sostegno della diocesi di Milano. Questo “anche per ricordare – afferma don Ciotti intervistato da Annamaria Braccini per il portale della diocesi ambrosiana – e ricordarci tutti che le mafie sono una realtà pervasiva e diffusa a livello nazionale e internazionale, presenti soprattutto dove l’economia è florida e le occasioni di arricchimento più numerose e ghiotte. Milano e la Lombardia sono storicamente la locomotiva economica del Paese”.
“È possibile”, questo il titolo della Giornata del 21 marzo. Ma è davvero possibile un Paese che sappia ancora indignarsi per ingiustizie e mafie di ogni genere? “È possibile, a condizione di mettersi tutti più in gioco, come ci ha chiesto 75 anni fa la Costituzione. Istituzioni e cittadini. Le mafie non avrebbero posto in società dove ogni cittadino si facesse artefice e custode del bene comune. In tal senso l’indignazione è solo il primo passo: poi deve seguire l’impegno per il cambiamento, che è tanto più grande quanto più i problemi sono radicati. Il problema del nostro Paese è che, salvo eccezioni, ci si ferma al primo passo, all’indignazione”.
“Le mafie nuotano nel mare delle ingiustizie sociali e delle disuguaglianze materiali e sono diventate una delle facce di un’economia che sacrifica la vita in nome del profitto. ‘Sistema ingiusto alla radice’, lo ha definito Papa Francesco”.
Cosa può fare la comunità cristiana? Ciotti sottolinea: “Vivere il Vangelo senza limitarsi a osservarlo o predicarlo. Il Vangelo è incompatibile con le mafie perché, prima ancora, incompatibile con le ingiustizie”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia