Chiesa: card. Zuppi, “non correre dietro la ricerca illusoria e ipocrita di comunità perfette”

“La pandemia ha fatto affiorare alcune debolezze ecclesiali più o meno latenti”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, aprendo i lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani, in corso a Roma fino al 22 marzo. “Non le dobbiamo osservare con pervasivo pessimismo, con quella sottile tentazione di fermarci solo sulle difficoltà, sui limiti, con quell’incredulità pratica di sapere solo vedere i problemi, interpretandoli anche in maniera raffinata ma senza credere che siano occasione per l’opera di Dio”, il monito del cardinale: “Non dimentichiamo le tentazioni dello gnosticismo e del pelagianesimo, indicate da Papa Francesco”. “E non dobbiamo nemmeno correre dietro la ricerca illusoria e ipocrita di comunità perfette, ma riconosciamo nella nostra fragilità e contraddizione, i tanti comportamenti virtuosi, che non dobbiamo dimenticare né perdere perché dono dello Spirito”, ha affermato Zuppi, secondo il quale “sempre con una indispensabile cautela possiamo dire che ci troviamo ormai nella stagione postpandemica, come l’OMS ha preannunciato”. “La dolorosa stagione del Covid ci impone un impegno forte per trasformare la sofferenza in consapevolezza e sapienza umana ed ecclesiale”, la tesi del presidente della Cei, che sulla scorta del messaggio del Papa per la Giornata della pace ha ricordato gli “effetti a lungo termine” del Covid: “un malessere generale che si è concentrato nel cuore di tante persone e famiglie, con risvolti non trascurabili, alimentati dai lunghi periodi di isolamento e da diverse limitazioni di libertà”. Senza contare che la pandemia ha “toccato alcuni nervi scoperti dell’assetto sociale ed economico, facendo emergere contraddizioni e disuguaglianze. Ha minacciato la sicurezza lavorativa di tanti e aggravato la solitudine sempre più diffusa nelle nostre società, in particolare quella dei più deboli e dei poveri. Pensiamo, ad esempio, ai milioni di lavoratori informali in molte parti del mondo, rimasti senza impiego e senza alcun supporto durante tutto il periodo di confinamento”.

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