Papa Francesco: Angelus, no ai “cuori chiusi”, che “cercano un colpevole”

Foto Vatican Media/SIR

No ai “cuori chiusi”, che “cercano un colpevole, non sanno stupirsi, non vogliono cambiare, sono bloccati dalla paura”. È il monito del Papa, che durante l’Angelus di ieri ha esortato i circa 25mila fedeli presenti – secondo la Gendarmeria vaticana – a rileggere il miracolo di Gesù al cieco nato, narrato al capitolo 9 del Vangelo di Giovanni. Anche noi, a volte, di fronte ad alcune situazioni, secondo Francesco, “cerchiamo un’altra spiegazione, non vogliamo cambiare, cerchiamo una via di uscita più elegante che accettare la verità”. “L’unico che reagisce bene è il cieco”, ha spiegato il Papa: “Ero cieco e ora ci vedo. Dice la verità. Prima era costretto a chiedere l’elemosina per vivere e subiva i pregiudizi della gente. Adesso, libero nel corpo e nello spirito, rende testimonianza a Gesù: non inventa nulla e non nasconde nulla. Non ha paura di quello che diranno gli altri: il sapore amaro dell’emarginazione lo ha già conosciuto, per tutta la vita, ha già sentito su di sé l’indifferenza il disprezzo dei passanti, di chi lo considerava come uno scarto della società, utile al massimo per il pietismo di qualche elemosina. Ora, guarito, quegli atteggiamenti sprezzanti non li teme più, perché Gesù gli ha dato piena dignità”. “Succede sempre”, ha sottolineato Francesco: “Quando Gesù ci guarisce, ci ridona dignità, la dignità della guarigione di Gesù, piena, una dignità che esce dal fondo del cuore, che prende tutta la vita”. “Come il cieco, sappiamo vedere il bene ed esser grati per i doni che riceviamo?”, ha chiesto il Papa: “Mi domando: com’è la mia dignità? Com’è la tua dignità? Testimoniamo Gesù oppure spargiamo critiche e sospetti? Siamo liberi di fronte ai pregiudizi o ci associamo a quelli che diffondono negatività e pettegolezzi? Siamo felici di dire che Gesù ci ama, che ci salva oppure, come i genitori del cieco nato, ci lasciamo ingabbiare dal timore di quello che penserà la gente? Come accogliamo le difficoltà e l’indifferenza degli altri? Come accogliamo le persone che hanno tante limitazioni nella vita? Siano fisiche, come questo cieco; siano sociali, come i mendicanti che troviamo per la strada?”. “Chiediamo oggi la grazia di stupirci ogni giorno dei doni di Dio e di vedere le varie circostanze della vita, anche le più difficili da accettare, come occasioni per operare il bene, come ha fatto Gesù col cieco”, l’invito finale.

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