Cammino sinodale: mons. Maffeis (Perugia), “ritroveremo il coraggio della missione”

(Foto: diocesi di Perugia-Città della Pieve)

“Vi ringrazio per la partecipazione: in voi abbraccio idealmente tutte le comunità della nostra diocesi e, in particolare, i tanti – laici, diaconi e presbiteri – che vi si spendono con dedizione e gratuità. Viviamo questa giornata come tappa di un cammino sinodale che ci vede coinvolti con tutta la Chiesa nella ricerca delle vie con cui riappropriarci del messaggio liberante del Vangelo e, quindi, annunciarlo all’uomo del nostro tempo”. Cosi ieri l’arcivescovo Ivan Maffeis intervenendo all’assemblea diocesana della Chiesa di Perugia-Città della Pieve tenutasi nel complesso parrocchiale “San Giovanni Paolo II” in Ponte della Pietra di Perugia.
Nel suo intervento, il presule ha fatto comprendere come l’appuntamento non fosse un punto di arrivo, ma di partenza dell’impegno della Chiesa diocesana nella scelta missionaria, auspicando, nel contempo, un cambiamento di passo in stile sinodale. Non è stato un caso che l’arcivescovo si sia subito soffermato sul Cammino sinodale la cui “fase sapienziale, che caratterizza quest’anno – ha precisato –, punta a mettere a fuoco un sogno di Chiesa e a individuare i passi da compiere per realizzarlo. È in questa prospettiva che si inserisce il percorso di confronto e di discernimento comunitario che ha caratterizzato l’assemblea dello scorso maggio, proseguito nell’ascolto di quanto le unità pastorali hanno voluto condividermi nei mesi di giugno e luglio e che a settembre ha trovato restituzione nella Lettera pastorale. L’appuntamento odierno costituisce un ulteriore tassello, che avrà la sua continuazione nei Consigli diocesani, nelle zone e nelle unità pastorali. Con serena pazienza, vogliamo giungere a formulare alcune proposte operative sulle quali impegnarci, come chiederà l’ultima fase del Sinodo – la fase profetica – a partire dall’autunno 2024”.
Mons. Maffeis non ha poi dimenticato di rivolgere lo sguardo a “quanti in mezzo a noi vivono ai margini, esposti alla povertà economica, alla solitudine e alla fatica educativa, alla malattia e al lutto, alla fragilità e all’incertezza, che diventano paura di non farcela. In particolare, penso ai ragazzi privi di relazioni significative, di motivazioni allo studio o di aspettative professionali, a quanti soffrono il disagio e la difficoltà di inserirsi nei modelli culturali correnti”. E ha ricordato anche l’esperienza dei giovani alla recente Giornata mondiale della gioventù, incontrandoli un mese fa, restando colpito dalla “loro freschezza…, ma a un certo punto mi è sembrato – ha raccontato – che sui colori delle loro voci prevalesse il silenzio della maggioranza dei loro coetanei, ai quali i contenuti della fede rimangono sconosciuti e la Chiesa una sorta di realtà invisibile. È una cifra che non riguarda soltanto i giovani: a livello generale si è ampiamente affermata un’autonomia nelle credenze e una libertà negli stili di vita, dove il riferimento ultimo è all’unicità dell’esperienza personale”. Dopo aver evidenziato che “c’è un desiderio, un bisogno di sentirsi coinvolti, di dare ordine e significato a quello che accade; in certi passaggi dell’esistenza si riaffaccia il richiamo a una religione storica e a un’identità comune, a un rito collettivo in cui riconoscersi e di cui sentirsi parte”, l’arcivescovo si è soffermato sull’icona di Emmaus che accompagna questa fase del cammino sinodale. “Come quei due viandanti che avevano perso la speranza, lasciamo che il Signore si faccia nostro compagno e cammini – lui che è la Via – sulla nostra strada”, l’esortazione di mons. Maffeis: “Lasciamo che sciolga le nostre amarezze e ci educhi con il fuoco della sua Parola, fino a riscaldarci il cuore; fino a giungere a riconoscerlo nella frazione del pane. Ritroveremo il coraggio della missione, l’ardore con cui tornare nella città degli uomini e condividere con loro un annuncio di vita. ‘Cuori ardenti, piedi in cammino’, secondo il respiro della Giornata missionaria mondiale, che celebreremo domenica prossima”.

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