Papa Francesco: “per riformare occorre prima riformare sé stessi”, “giustizia riparativa unico antidoto alla vendetta e all’oblio”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Nessuna riforma politica della giustizia può cambiare la vita di chi la amministra, se prima non si sceglie davanti alla propria coscienza per chi, come” e perché fare giustizia”. Ricevendo in udienza i membri del Consiglio superiore della magistratura, il Papa ha raccomandato loro l’insegnamento di Santa Caterina da Siena, che sosteneva che “per riformare occorre prima riformare sé stessi”. “La domanda sul per chi amministrare la giustizia illumina sempre una relazione con quel ‘tu’, quel ‘volto’, a cui si deve una risposta”, ha spiegato Francesco: “la persona del reo da riabilitare, la vittima con il suo dolore da accompagnare, chi contende su diritti e obblighi, l’operatore della giustizia da responsabilizzare e, in genere, ogni cittadino da educare e sensibilizzare”. In quest’ottica, “la cultura della giustizia riparativa è l’unico e vero antidoto alla vendetta e all’oblio, perché guarda alla ricomposizione dei legami spezzati e permette la bonifica della terra sporcata dal sangue del fratello”. “Questa è la strada che, sulla scia della dottrina sociale della Chiesa, ho voluto indicare nell’Enciclica Fratelli tutti, come condizione per la fraternità e l’amicizia sociale”, ha sottolineato il Papa: “L’atto violento e ingiusto di Caino, infatti, non colpisce il nemico o lo straniero: è compiuto contro chi ha lo stesso sangue. Caino non può sopportare l’amore di Dio Padre verso Abele, il fratello con cui condivide la sua stessa vita”. “Come non pensare alla nostra epoca storica di globalizzazione diffusa, in cui l’umanità si trova a essere sempre più interconnessa eppure sempre più frammentata in una miriade di solitudini esistenziali?”, ha attualizzato Francesco:  “Questo rapporto che sembra contradittorio tra l’interconnessione e la frammentazione: come mai? E’ la nostra realtà, interconnessi e frammentati”, ha aggiunto a braccio. “La proposta della visione biblica è, al cuore del suo messaggio, l’immagine di un’identità fraterna dell’intera umanità, intesa come ‘famiglia umana’: una famiglia in cui riconoscersi fratelli è un’opera a cui lavorare insieme e incessantemente, sapendo che è sulla giustizia che si fonda la pace. Quando le tensioni e le divergenze crescono, per farsi nutrire dalle radici spirituali e antropologiche della giustizia occorre fare un passo indietro. E poi, insieme agli altri, farne due in avanti. Così, la domanda storica sul ‘come’ si amministra la giustizia passa sempre dalle riforme”.

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