Quaresima: card. Cantalamessa, “la preoccupazione di condividere con chi ha bisogno deve essere parte integrante della nostra vita eucaristica”

(Foto Vatican Media/SIR)

“L’Eucaristia non è solo la Pasqua quotidiana, è anche la Pentecoste quotidiana”. Lo ha spiegato il card. Raniero Cantalamessa, che nella terza predica di Quaresima, svoltasi in Aula Paolo VI alla presenza del Papa, si è soffermato sulla seconda dimensione della comunione eucaristica: la comunione con il corpo di Cristo che è la Chiesa. Il cardinale ha citato quanto ha raccontato la sorella del filosofo Blaise Pascal: “Nella sua ultima malattia non riusciva a trattenere nulla di quello che mangiava, e per questo non gli permettevano di ricevere il viatico. Così lui disse: ‘Se non potete darmi l’Eucaristia, fate almeno entrare un povero nella mia stanza. Se non posso comunicare con il capo, fatemi comunicare almeno con il suo corpo’”. “Oggi la situazione per cui uno ha fame e l’altro scoppia di cibo è un problema planetario”, ha fatto notare Cantalamessa: “Non ci può essere niente in comune tra la Cena del Signore e il pranzo del ricco Epulone. La preoccupazione di condividere con chi ha bisogno deve essere parte integrante della nostra vita eucaristica. Non c’è nessuno che non possa compiere, durante la settimana, uno di quei gesti di cui Gesù dice: ‘l’avete fatto a me’. Non è solo fare la carità, è visitare qualcuno che è ammalato o solo; non è solo dare il proprio denaro, ma il proprio tempo. I poveri hanno bisogno di solidarietà e di amore non meno che di pane e vestiti. Gesù ha detto: ‘i poveri li avete sempre con voi, ma non sempre avete me’. Non sempre possiamo ricevere il corpo di Cristo nell’Eucaristia, mentre possiamo sempre riceverlo nei poveri. Non ci sono limiti, bisogna solo dire che lo vogliamo. Di fronte alle forme estreme di sofferenza, se stiamo attenti, sentiremo la parola di Cristo: ‘quello è il mio corpo”. Infine, il cardinale ha raccontato “una storiella che ho letto da qualche parte”: “Un uomo vede una bambina denutrita, scalza, tremante di freddo e grida: ‘Dio, perché non fai qualcosa per quella bambina?’. ‘Certo che ho fatto qualcosa per quella bambina, ho fatto te’. Che Dio ci aiuti a ricordarcelo, al momento giusto”.

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