Consacrazione Ucraina e Russia a Immacolato Cuore Maria: mons. Cancian (Città di Castello), “la pace nel mondo parte dalla pace del cuore di ognuno”

“Insieme alla preghiera questa sera vogliamo tutti prenderci due conseguenti impegni. Anzitutto di fare pace con qualche persona con cui abbiamo interrotto il rapporto. La pace nel mondo parte dalla pace del cuore di ognuno. La pace proviene dall’amore, dal perdono, dal mettere da parte ogni forma di violenza, arroganza, vendetta, anche piccola”. “Inoltre impegniamoci, come già stiamo facendo (e vi ringrazio), a fare tutto il possibile per accogliere qualcuno, magari in casa nostra, e ad aiutare in modo significativo nelle modalità a tutti possibile chi adesso ha bisogno urgente di cibo, vestito, casa… La nostra Caritas è a vostra disposizione”. Lo ha affermato il vescovo di Città di Castello, mons. Domenico Cancian, nell’omelia che è stata letta durante la messa che è stata celebrata oggi da don Andrea Czortek nel santuario della Madonna delle Grazie in occasione della preghiera di consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria.
“Fratelli e sorelle ieri era un mese dall’inizio della guerra in Ucraina”, ha osservato il vescovo: “Le perdite umane e le sofferenze di ogni genere, le distruzioni e le devastazioni, i milioni di profughi e i bombardamenti che continuano anche sui civili, tutto questo tiene ancora nell’angoscia le nazioni direttamente coinvolte e il mondo intero, temendo conseguenze ancora peggiori”. “Come trovare la via della pace vedendo che ogni giorno la situazione sembra ulteriormente complicarsi e la violenza crescere?”, ha domandato mons. Cancian, secondo cui “le immagini di bambini, donne, anziani e morti abbandonati, chiamano in causa anche noi. Eravamo qui l’anno scorso a chiedere alla Madonna la fine della tragedia della pandemia che purtroppo è ancora in atto; ma la guerra è ancora peggio, molto peggio”. “Quando anche le comunità cristiane fanno fatica a dire no alla guerra e a ritenere la pace bene fondamentale e prioritario, allora ci rendiamo proprio conto di doverci mettere in ginocchio e invocarla come dono di Dio, in una preghiera accorata, penitente e coinvolgente”, ha ammonito il vescovo. “Siamo davanti alla sacra immagine della nostra patrona”, ha aggiunto mons. Cancian: “Nei secoli passati innumerevoli Tifernati sono passati qui a invocare guarigione, liberazione e pace. Oggi siamo noi a portare la tragedia delle guerre in atto. Ce ne sono varie decine con migliaia di morti e milioni di profughi che hanno perso tutto. Portiamo in particolare la drammatica situazione dell’Ucraina”.

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