Brasile: Minas Gerais e Bahia sempre nella morsa del maltempo. Appello alla solidarietà da dom Oliveira de Azevedo (Cnbb)

(Foto: Caritas Brasile)

Gli Stati brasiliani del Minas Gerais e Bahia continuano a essere nella morsa del maltempo. Negli ultimi giorni l’emergenza è tornata a riguardare il Minas Gerais, con persone bloccate, dighe straripate, inondazioni, smottamenti e strade chiuse. L’episodio più significativo è accaduto a Nova Lima, dove nello scorso fine settimana una diga è tracimata, tornando a lanciare l’allarme sulla grande quantità di dighe, spesso vecchie e inadeguate esistenti in Brasile. L’arcivescovo di Belo Horizonte (Minas Gerais) e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), dom Walmor Oliveira de Azevedo, ha espresso solidarietà alle vittime e ha visitato le comunità di Nova Lima, che si trova nella regione metropolitana della capitale, Belo Horizonte appunto.
“Mobilitati, tristi e toccati dalla situazione delle vittime delle forti piogge, soprattutto in Bahia e Minas Gerais, siamo in comunione nella preghiera, chiamati a intensificare gesti concreti urgenti di solidarietà”, ha detto l’arcivescovo, che ha pregato anche per le vittime di un’altra tragedia, avvenuta nel municipio Capitólio, dove una frana è caduta nel lago di Furnas, uccidendo dieci persone che stavano facendo un tour turistico in barca. “Siamo in comunione con dom José Aristeu Vieira, vescovo della diocesi di Luz, che copre la regione di Capitólio, pregando Dio per le vittime, per i familiari in lutto e anche per coloro che rimangono mobilitati per lavorare presso il lago di Furnas, oltre che in soccorso immediato ai più bisognosi in tanti altri luoghi”, ha detto il presidente della Cnbb.
Nel frattempo, continua anche l’emergenza in Bahia, per le 640mila persone coinvolte e soprattutto per i circa 37mila senzatetto. Valquíria Lima, di Caritas Brasile, sul portale della Cnbb fa un bilancio della visita effettuata la settimana scorsa nelle zone colpite da una delegazione che comprendeva anche rappresentanti di Unione europea e Caritas internazionale. Riferisce che le chiese sono state le prime ad aprire le loro porte per accogliere le famiglie e “a mobilitarsi per donare cibo, vestiti e accogliere coloro che hanno completamente perso tutto e hanno bisogno di ricostruire la propria vita”.
La rappresentante della Caritas afferma anche che molte di queste persone sono rifugiate in parrocchie, scuole e spazi pubblici perché hanno completamente perso la casa. “Dipendono molto dalla capacità delle autorità pubbliche di svolgere azioni integrate e che programmi contribuiscano alla ricostruzione delle loro vite”.

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