Infanzia: Un. Ca’ Foscari, nel 50% di nidi e sezioni primavera almeno un caso Covid

Nel 50% delle strutture adibite ad asili nido e sezioni primavera si è verificato almeno un caso Covid (fra bambini oppure operatori), il 27,5% ha disposto la chiusura di una sola sezione e meno del 12% la chiusura totale del servizio, il restante 10% presumibilmente ha interrotto la frequenza solo per le “bolle” (piccoli gruppi di bambini) garantendo la continuità del servizio. È quanto emerso dai dati diffusi oggi nel corso del webinar “I servizi educativi per l’infanzia, ripresa e sviluppi dopo la pandemia” frutto della collaborazione fra il Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri, l’Istat e l’Università Ca’ Foscari.
In particolare, dall’Indagine campionaria realizzata con l’Università Ca’ Foscari nei mesi di aprile-maggio 2021 su 1.418 servizi (1.036 asili nido e 382 sezioni primavera), sia pubblici che privati, è stato rilevato che a fronte di un aumento sia dei costi di gestione (93,2% dei casi) sia dei costi straordinari (95%), poco più del 50% delle strutture hanno ricevuto contributi straordinari mentre circa il 59% ha attivato ammortizzatori sociali come la cassa integrazione o il Fis (Fondo d’integrazione salariale).
A seguito dell’emergenza sanitaria, la riapertura – viene spiegato – ha richiesto interventi di riadattamento organizzativo (rimodulazione degli spazi disponibili 88%; formazione degli educatori 87%; orari scaglionati di entrata e uscita 75%; attivazione di canali straordinari di contatto con le famiglie 68%).
Soltanto il 2,2% dei gestori ha annullato il servizio mensa, l’8,5% ha ridotto il numero di sezioni, il 26% ha ridotto l’orario di apertura. Inoltre, poco meno del 30% delle strutture ha ridotto il numero di bambini accolti, e nella stessa quota ha rivisto le rette per le famiglie.
“Le strutture – viene osservato – hanno quindi dimostrato una buona capacità di adattamento alla situazione straordinaria, mentre criticità contenute sono segnalate alla riapertura, soprattutto relative allo stress nel gestire la situazione da parte di operatori e genitori”.
Infine, il 39% delle strutture ha riscontrato una riduzione della domanda di iscrizioni per l’anno educativo 2020/2021 rispetto al precedente. Al momento della rilevazione, il 70% delle strutture non aveva bambini in lista d’attesa e il tasso di occupazione dei posti autorizzati (rapporto tra numero di iscritti e posti autorizzati) è mediamente dell’80%, indicando che molti servizi hanno posti vuoti e non hanno domande da soddisfare (le cause sono attribuibili alla contrazione dei redditi delle famiglie, alla perdita del lavoro e al timore dei genitori di utilizzare un servizio collettivo).

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