Striscia di Gaza: p. Romanelli (parroco), “ci attendono giorni tristi. Nessun segnale di tregua”

Gaza

“Quella appena trascorsa è stata una notte piuttosto drammatica con boati e la terra che tremava sotto i nostri piedi. Fortunatamente la parrocchia non ha subito danni e al momento siamo al sicuro”: così padre Gabriel Romanelli, parroco latino della parrocchia cattolica della Sacra Famiglia della Striscia di Gaza, racconta al Sir l’attacco sferrato la notte scorsa dall’esercito israeliano contro la Striscia di Gaza. Un bombardamento al quale Hamas ha risposto con il lancio di oltre 50 razzi verso le città costiere di Ashdod e Ashkelon e vicino all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Il bilancio aggiornato a Gaza è di 115 morti, tra cui 27 minorenni e 11 donne. I feriti sono 600. Si è trattato della più grande operazione contro Gaza dall’inizio della nuova escalation militare. In queste ore padre Romanelli si trova presso la scuola cattolica delle Suore del Rosario – distante pochi minuti di auto dalla parrocchia situata nella zona di al-Zeitun – per un nuovo sopralluogo alla struttura già danneggiata dalle bombe nei giorni scorsi. Vetri infranti, porte divelte, danni ai pannelli solari che forniscono energia elettrica al complesso: è quanto hanno provocato i bombardamenti. Le strade intorno alla scuola sono praticamente inservibili, danni ancora più gravi ai palazzi vicini l’impianto scolastico. Motivo per cui le suore e il parroco parlano di “danni collaterali”. Tuttavia, aggiunge padre Romanelli, “dal sopralluogo odierno sono emersi gravi problemi alle fondamenta di una parte dell’edificio che ospita le suore e la scuola. Danni di cui dovremo valutare l’entità”.

“Ci attendono altri giorni tristi – ammette il sacerdote – non vediamo lo spazio per una tregua o un cessate il fuoco che tutta la popolazione locale vorrebbe. Cominciamo a vedere gente che, rimasta priva di un tetto, gira con le poche cose rimaste in cerca di un luogo sicuro”. Per offrire riparo a chi è nel bisogno, dice padre Romanelli, “l’Unrwa (Agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente, ndr.) ha riaperto le sue scuole. Anche noi in parrocchia ci stiamo organizzando per venire incontro a chi è rimasto senza un tetto. Certamente non siamo un’agenzia umanitaria ma quel poco che possiamo fare lo faremo. Stiamo facendo anche un po’ di scorta di cibo e acqua perché non vediamo spiragli di una tregua”. “In questi giorni – conclude il parroco – abbiamo lanciato un appello a tutti i nostri parrocchiani perché preghino per la pace e perché Dio illumini le menti dei responsabili di ambo le parti così da far cessare il rumore delle armi”.

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