Papa Francesco: “mettere prima i figli se vogliamo rivedere la luce”. “Aiutiamoci a ritrovare il coraggio di scegliere la vita”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Tre pensieri in vista di un’auspicata primavera, che ci risollevi dall’inverno demografico”. Ad offrirli è stato il Papa, nella seconda parte del suo discorso agli Stati Generali della Natalità, iniziativa on line del Form delle associazioni familiari e in corso all’Auditorium della Conciliazione di Roma. “Abbiamo ricevuto un dono e siamo chiamati a tramandarlo”, ha spiegato Francesco: “E un figlio è il dono più grande per tutti e viene prima di tutto. A un figlio, a ogni figlio si lega questa parola: prima. Come un figlio viene atteso e amato prima che venga alla luce, così dobbiamo mettere prima i figli se vogliamo rivedere la luce dopo il lungo inverno”. Invece “la mancanza di figli, che provoca un invecchiamento della popolazione, afferma implicitamente che tutto finisce con noi, che contano solo i nostri interessi individuali”. “Abbiamo dimenticato il primato del dono, codice sorgente del vivere comune”, il grido d’allarme del Papa: “È avvenuto soprattutto nelle società più agiate, più consumiste. Vediamo infatti che dove ci sono più cose, spesso c’è più indifferenza e meno solidarietà, più chiusura e meno generosità. Aiutiamoci a non perderci nelle cose della vita, per ritrovare la vita come senso delle cose. Aiutiamoci, cari amici, a ritrovare il coraggio di donare, il coraggio di scegliere la vita”. “Dov’è il nostro tesoro, il tesoro della nostra società? Nei figli o nelle finanze? Che cosa ci attrae, la famiglia o il fatturato?”, le domande impellenti di Francesco, secondo il quale “ci dev’essere il coraggio di scegliere che cosa viene prima, perché lì si legherà il cuore. Il coraggio di scegliere la vita è creativo, perché non accumula o moltiplica quello che già esiste, ma si apre alla novità: ogni vita umana è la vera novità, che non conosce un prima e un dopo nella storia. Noi tutti abbiamo ricevuto questo dono irripetibile e i talenti che abbiamo servono a tramandare, di generazione in generazione, il primo dono di Dio, il dono della vita”.

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