Coronavirus Covid-19: Arci e Acli, “riaprire i circoli cancellando una discriminazione inspiegabile”

“È urgente e non rinviabile riaprire i circoli e far ripartire le attività dei luoghi di socialità e diffusione della cultura, in sicurezza e con le stesse regole e protocolli degli altri, cancellando delle incomprensibili discriminazioni”. Lo hanno dichiarato in una nota congiunta la presidente nazionale Arci, Francesca Chiavacci, e il presidente nazionale Acli, Emiliano Manfredonia. “In attesa delle prossime decisioni sulle riaperture e per l’eliminazione delle principali restrizioni legate alla pandemia, non si possono dimenticare e discriminare ancora una volta le associazioni di promozione sociale e culturale e i loro circoli, tra i settori più colpiti e dimenticati dalla crisi legata all’emergenza sanitaria. In questi ultimi giorni, in cui le vaccinazioni stanno crescendo e i contagi sembrano abbassarsi, in cui riaprono attività culturali, sportive ed economiche, siamo sottoposti ad una misura discriminatoria”, sostengono i due presidenti. “Una discriminazione incomprensibile e miope perché siamo convinti che non si possa superare questa crisi senza la presenza di presidi sul territorio così importanti come le nostre basi associative”.
A ciò si aggiungono le discriminazioni sul fronte dei sostegni dove un fondo carente ancora è bloccato da mesi per lo stallo dei provvedimenti attuativi e anche gli enti che fanno una minima attività commerciale si vedono bloccate le domande a causa di grosse lacune nelle procedure informatiche previste. “Per questo torniamo a chiedere al Governo e al Parlamento di mettere in campo ogni iniziativa legislativa – hanno continuato Chiavacci e Manfredonia – per far sì che possa riprendere l’attività ricreativa e culturale dei circoli verso i soci; per lo sblocco delle risorse del fondo straordinario; per la previsione di ulteriori risorse per il sostegno alle nostre strutture associative all’interno delle misure previste; per l’ampliamento delle forme di accesso al credito garantite dallo Stato”.

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