Brasile: Cimi, annuale rapporto su violenze contro indigeni. Oliveira de Azevedo (Cnbb), “azioni che coincidono con linguaggio e pratica del Governo”

“Le violenze praticate contro i popoli indigeni e i loro territori coincidono con il linguaggio e la pratica di un Governo che ha come progetto l’apertura delle aree indigene allo sfruttamento predatorio, e agisce con l’intento di mettere a disposizione queste aree all’iniziativa privata, favorendo gli interessi di grandi imprese dell’agrobusiness, dei minerali e di altri grandi gruppi economici”. Lo denuncia il Cimi (Consiglio indigeno missionario) del Brasile, nell’annuale “Rapporto sulle violenze contro i popoli indigeni del Brasile”, relativo al 2020, presentato ieri a Brasilia. Il presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), dom Walmor Oliveira de Azevedo, nel corso dell’incontro, ha insistito sul fatto che la persecuzione di questi popoli avviene perché “la loro vita non è basata sulla produzione di denaro, del profitto, ma della difesa della terra, dell’ambiente e di una cultura che ha sempre molto da insegnarci”. L’arcivescovo di Belo Horizonte ha chiesto la creazione di una sensibilità, “affinché tanti crimini contro le popolazioni indigene non vengano perpetrati”. Ha confermato l’esplicito sostegno della Cnbb al Cimi e a tutti coloro che sono a favore delle cause indigene: infatti, il rispetto per i popoli indigeni è un “capitolo fondamentale nella ricostruzione della società brasiliana”, e questo a partire dalla constatazione che “il Brasile, purtroppo, è una società dell’impunità”.
Dom Joel Portella Amado, segretario generale della Cnbb, ha evidenziato il ruolo del Cimi nell’arco di cinque decenni “di resistenza, denuncia, perseveranza, coraggio e solidarietà”. Secondo il vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, non si può non rimanere perplessi per la direzione che sta prendendo il Paese, affermando che “un Paese si misura, tra l’altro, dal modo in cui tratta la sua gente”.
I dati del 2020, secondo il presidente del Cimi, dom Roque Paloschi, “riflettono la realtà dei popoli indigeni nel secondo anno del governo Bolsonaro. L’arcivescovo di Porto Velho ha insistito sul fatto che “mentre nel mondo c’era una fase di attenzione e cura, in Brasile, i leader dell’Esecutivo hanno propagato incitamenti all’odio e il negazionismo, violando la Costituzione federale”.

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