Afghanistan: Save the Children, lettera aperta a Draghi e ai leader del G20. “Priorità ad azione umanitaria”

Alla vigilia del G20 straordinario sull’Afghanistan promosso dal presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, Save the Children ha compiuto un’azione simbolica con gli aquiloni all’alba in piazza del Popolo, a Roma, e inviato al capo del governo una lettera aperta con le richieste ai Paesi del G20 sottoscritte da oltre 28.000 persone che hanno firmato la petizione. Con questa azione l’organizzazione intende “attirare nuovamente l’attenzione sulla drammatica crisi afghana e consegnare simbolicamente ai leader del G20 le oltre 28.000 firme raccolte in poche settimane”. “Ci siamo mobilitati – scrivono nella lettera –, insieme a decine di migliaia di persone, affinché Lei possa farsi portavoce, con ancora più forza, delle nostre istanze presso i leader dei Paesi del G20 per garantire priorità assoluta ad una forte azione umanitaria. Milioni di bambini afghani hanno infatti disperato bisogno di aiuto per non morire e per essere protetti, mentre sta per arrivare l’inverno con temperature che raggiungono -16 °C, con notti gelide e nevicate frequenti”. “I bambini dell’Afghanistan – sottolineano – non hanno visto altro che guerra e violenza da quando sono nati, e mai come ora hanno bisogno di aiuto dalla comunità internazionale. 10 milioni di bambini hanno urgentemente bisogno di aiuti umanitari, la metà dei bambini sotto i 5 anni è a un passo dalla malnutrizione acuta, 1 bambino su 16 muore prima del suo quinto compleanno, tutto questo mentre il sistema sanitario è al collasso. L’87% delle strutture sanitarie in Afghanistan, 2.000 su un totale di 2.300, è stata infatti costretta a sospendere le attività per l’interruzione degli aiuti umanitari esponendo al rischio di morire 2.170 bambini in più ogni mese”. Due le raccomandazioni ai leader del G20: i Paesi del G20 “aumentino gli aiuti e gli interventi umanitari per assistere i bambini che ne hanno disperato bisogno, e sostengano e proteggano anche i bambini e le loro famiglie in fuga dall’Afghanistan, creando percorsi sicuri e legali per raggiungere Paesi in cui possano accedere alla protezione e a percorsi di inclusione”.

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