Terra Santa: mons. Pizzaballa (Gerusalemme), “Chiesa non è sinonimo di potere per noi, ma di verità e di libertà dei figli di Dio”

Mons. Pierbattista Pizzaballa

“Il periodo difficile che abbiamo vissuto, per la pandemia e per le sue conseguenze, deve diventare anche un invito a ripensare a noi stessi in modo diverso, a prendere un nuovo posto nel mondo, ma anche antico: il posto che Gesù prende nella sinagoga di Nazareth” dove ha annunciato “la profezia messianica, la liberazione, la possibilità della consolazione”: è l’esortazione lanciata da mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, durante la Messa crismale celebrata oggi a Gerusalemme, nella basilica del Getsemani, rinviata a causa del Covid-19. L’arcivescovo ha ricordato che, “come Chiesa e come sacerdoti, abbiamo la grazia e il compito di far risuonare innanzitutto la Parola di Dio, che corregge visioni antropologiche troppo miopi, che dilata strategie politiche e sociali troppo ristrette, che indica alle nostre comunità, stanche e disorientate, strade evangeliche di fede e di essenzialità, di sobrietà e di condivisione”. Nella Parola di Dio si ritrovano “la forza e il coraggio di gesti e parole di speranza”. Mons. Pizzaballa ha esortato a “ritornare al sacerdozio” per ritrovare in esso “l’intenzione di Dio e la Sua volontà”. Ciò significa “riposizionarci e ripensarci. Non dobbiamo inventare nuovi posti o nuovi ruoli della Chiesa e dei sacerdoti nel mondo – ha ammonito – ma solo ricollocarci nel posto che fu di Gesù e che deve essere anche il nostro: il Cenacolo e la Croce”. Da qui l’invito dell’amministratore apostolico “a tutti noi, ma soprattutto noi vescovi e sacerdoti, a unirci a Gesù, identificarci con Lui. Dichiariamo con forza il nostro desiderio di rinunciare a qualsiasi cosa ci impedisca di vivere pienamente e fino in fondo quella stessa relazione che ha nutrito Gesù, siano essi beni materiali, superbie umane o spirituali; riaffermiamo, inoltre, fedeltà, amore e fiducia ai fratelli e alle sorelle di questa nostra Chiesa, siano essi svegli o dormienti, fedeli o traditori. Dicendo sì al Padre, diremo sì ai nostri fratelli e sorelle, così come sono. I tempi che verranno ci annunciano povertà e sofferenze, antiche e nuove, e ci chiederanno un supplemento di giustizia, di riconciliazione e di amore”. Mons. Pizzaballa prefigura così “un nuovo protagonismo, una nuova regalità” per la Chiesa che “non è sinonimo di potere per noi, ma di verità e di libertà dei figli di Dio. In mezzo a un mondo che parla di libertà ma inventa sempre nuove forme di schiavitù, siamo chiamati a restare liberi: liberi per il Regno, liberi da pesi inutili, da usanze e tradizioni forse rassicuranti ma che non parlano più alla vita perché non sanno più di vita, testimoni sempre nuovi di verità e libertà evangeliche, in un mondo che spesso, sotto apparenze di novità, ripropone vecchie logiche di dominio e prevaricazione”. Infine il sogno: “Una Chiesa veramente profetica, profondamente sacerdotale, autenticamente regale. Profetica, perché libera dalle logiche umane di potere e perciò capace di consolazione, di visione e di coraggio. Sacerdotale, perché capace di stare tra gli uomini e Dio, di intercedere presso Dio per il bene del mondo, di portare a Dio e offrire a Lui la propria vita per amore del mondo. Regale, perché capace di testimoniare la signoria di Cristo sul mondo, signoria di amore, di dono, di libertà e di gratuità”.

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