Turisti aggrediti a Venezia: patriarca Moraglia, “criminalità denota fragilità nei giovani ed è anche frutto di una generazione che ha abdicato al suo ruolo educativo”

La criminalità sempre più frequente nei giovani denota la loro “fragilità” ed è anche “il frutto di una generazione che ha rinunciato ad essere ‘adulta’” abdicando “al suo ruolo educativo”. Non usa giri di parole il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, commentando la recente aggressione di una coppia di turisti francesi nel centro storico che, osserva, “suscita domande, perplessità e paure in ordine alla questione educativa”, sempre “più urgente e complessa, tale da richiedere una risposta attenta, soppesata e condivisa”.
L’episodio veneziano si situa in una “stagione” segnata “drammaticamente dalle vicende di Willy Monteiro e dall’omicidio dei giovani fidanzati leccesi Daniele ed Eleonora”, osserva il presule richiamando il recente il Sinodo sui giovani con il quale il Papa “ha inteso rammentarci come proprio i giovani devono essere posti, quotidianamente, nell’‘agenda’ di una società troppo spesso programmata solo da adulti per adulti”.
“Tale criminalità sempre più frequente – l’analisi del patriarca – denota la fragilità dei nostri giovani ed è, anche, il frutto di una generazione che ha rinunciato ad essere ‘adulta, ha rifiutato di diventare punto di riferimento e ha voluto in modo ‘innaturale’ prorogare la sua adolescenza, abdicando alla responsabilità delle scelte e al suo ruolo educativo”. La Chiesa “non intende porsi come censore di un costume morale ma come fermento vivo” annunciando “Cristo, nel rispetto della laicità”. Per questo, conclude Moraglia, propone “un responsabile discernimento tra ciò che è bene e male affinché i nostri giovani diventino protagonisti della loro scelta di felicità e possano ‘contagiare’ nel bene il mondo in cui vivono”.

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