Gaza: Pezzati (Oxfam), “Israele continua ad usare la fame come arma di guerra”

(Foto Aoi)

“Solo in due magazzini della Mezzaluna Rossa che abbiamo visitato erano stoccati oltre 80mila metri quadrati di aiuti umanitari essenziali che sono bloccati al valico di Rafah, senza poter entrare”. Questa la denuncia di Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia, che riporta la situazione in corso, registrata da una delegazione promossa da Aoi (con Acli, Ipsia, Un ponte per, Arcs, Ciss, Oxfam Italia, Acs, Cric, EducAid, Vento di Terra), Arci, Assopace Palestina, parlamentari dell’intergruppo per la pace tra Palestina e Israele, eurodeputati e docenti universitari, parlamentari, eurodeputati e docenti universitari, arrivata oggi al confine tra Egitto e Striscia di Gaza. Il loro obiettivo era semplice e urgente: entrare a Gaza per testimoniare, portare aiuti e rompere il silenzio. Ma quel cancello è rimasto chiuso. Bloccati, insieme a loro, anche acqua, cibo e medicinali destinati a una popolazione allo stremo. Attorno, solo il rumore dei bombardamenti israeliani. Nessun passo diplomatico da parte del governo italiano, nessuna pressione per aprire il valico. Solo un immobilismo definito “complice” da chi era presente. Nel comunicato si parla di una strategia precisa: “Israele continua ad usare la fame come arma di guerra” e prepara “una possibile futura deportazione dell’intera popolazione di Gaza”. Davanti al cancello chiuso, la delegazione ha esposto uno striscione: “Basta complicità”, accanto ai volti dei leader europei. Il silenzio internazionale – denunciano – è una responsabilità morale e politica. La richiesta è chiara: cessate il fuoco, accesso agli aiuti, fine dell’occupazione, stop alla vendita di armi e cooperazione con la giustizia internazionale. “Noi non ci fermeremo”, concludono. E neanche la coscienza dovrebbe.

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