Corpus Domini: mons. Muser (Bolzano-Bressanone), “diamo un’anima alla nostra società. Non c’è alternativa alla convivenza, al dialogo comune”

“Che Bolzano e la nostra società abbiano un’anima, e che ci siano tante persone che se ne prendano cura! Quest’anima è qualcosa di più dei paesaggi meravigliosi che ci circondano, del lavoro, dell’economia, del turismo e del commercio, più del benessere e della cultura. Noi abbiamo bisogno di qualcosa di più del materiale, del funzionale e dell’effimero. Abbiamo bisogno di più perché siamo di più!”. Lo ha affermato ieri il vescovo di Bolzano-Bressanone, mons. Ivo Muser, in occasione della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Corpus Domini).
“Quest’anima, che per noi cristiani non è altro che il Cristo vivo e presente che ci unisce, fa bene a noi, a questa città, alla convivenza delle persone nella nostra terra e al futuro della nostra società”, ha proseguito il vescovo, aggiungendo che “oggi in special modo, in questo tempo di grandi sconvolgimenti culturali, sociali e anche religiosi, il nostro stare insieme ha bisogno di più coesione, meno rivalità e nessuna pretesa di poter fare a meno gli uni degli altri”.
Nell’omelia mons. Muser ha evidenziato che “è proprio questo il senso di celebrare insieme il Corpus Domini: i cristiani hanno sempre la missione di costruire ponti, di colmare divari, di condividere, di rendere possibile un cammino comune. Il cammino cristiano non si traduce nell’escludere, nello sminuire gli altri, nel favorire la radicalizzazione, e nemmeno nel manipolare la paura delle persone”. Il vescovo ha ricordato che il predecessore Wilhelm Egger aveva scelto la parola greca syn per il suo servizio di pastore, che significa “con l’altro”, insieme, in comune. “Questo syn – ha ricordato mons. Muser – è espressione profonda di missione cristiana, eucaristica: per la città di Bolzano, per la società altoatesina nel segno delle diverse culture e gruppi linguistici, per la convivenza nella nostra terra, anche con coloro che ci sono ancora estranei per via della loro cultura, del loro modo di vivere, delle loro tradizioni e spesso anche della loro religione”. “Viviamo questo syn – ha esortato il vescovo – nelle nostre famiglie e comunità domestiche, come parrocchie e movimenti cattolici, ma anche con persone di altre confessioni cristiane e di altri credi religiosi. Non c’è alternativa alla convivenza, al dialogo comune! E lavoriamo insieme per far sì che la religione non sia bandita dalla sfera pubblica”.

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