Colombia: vescovi su cessate-il-fuoco Eln, “speranza, attesa e disponibilità ad aiutare”

Riguardo al recente annuncio del cessate il fuoco bilaterale tra lo Stato colombiano e l’Eln dall’Avana (Cuba), la Chiesa cattolica colombiana informa l’opinione pubblica che accoglie la notizia con speranza. Allo stesso modo, trattandosi di un cessate il fuoco progressivo, rimane in un atteggiamento di attesa e di disponibilità ad aiutare affinché tutto raggiunga il fine previsto, che deve essere il raggiungimento di una pace globale, come frutto di un sincero desiderio di riconciliazione e di effettiva giustizia sociale”. È questa la reazione della Conferenza episcopale colombiana, in un comunicato dell’Ufficio Comunicazioni, in seguito alla firma tra Governo colombiano ed Esercito di liberazione nazionale, avvenuta ieri nella capitale cubana, alla presenza del presidente della Repubblica Gustavo Petro e del presidente di Cuba Miguel Diaz Canel, del cessate-il-fuoco-bilaterale, che avrà una durata di sei mesi.
Il cessate-il-fuoco bilaterale sarà attuato in tre fasi: una parte di preparazione, in cui verranno definiti i protocolli del provvedimento, dal 9 giugno al 6 luglio; la seconda fase sarà dal 6 luglio al 3 agosto, durante la quale si procederà a una de-escalation del conflitto e si valuterà la buona volontà di entrambe le parti; il 3 agosto inizierà il cessate-il-fuoco bilaterale, che avrà una durata minima di sei mesi, ma sarà mantenuto senza scadenze finché si dimostrerà che le parti lo stanno effettivamente rispettando (cosa non avvenuta in occasione di altri tentativi di pace). È comunque la prima volta che l’Eln, l’ultimo vero e proprio gruppo di guerriglia attivo in America Latina, accetta un cessate-il-fuoco così prolungato.
È stato, inoltre, accordato che più di 80 organizzazioni si incontreranno per stabilire le caratteristiche della partecipazione della società civile. Un aspetto, quest’ultimo, molto importante: contrariamente alle Farc, che era un gruppo di guerriglia esclusivamente militare, si stampo leninista, l’Eln ha sempre avuto come punto di forza un forte legame con alcuni settori della società civile e, storicamente, anche si alcune realtà ecclesiali (si pensi alla figura di padre Camilo Torres).
Importante, nel faticoso dialogo di questi, mesi il ruolo della Chiesa colombiana, presente al tavolo con mons. Héctor Fabio Henao, incaricato della Conferenza episcopale colombiana (Cec) per i rapporti con lo Stato. A sostenere il lavoro del processo anche mons. Omar Alberto Sánchez Cubillos, arcivescovo di Popayán e vicepresidente della Cec, e mons. Darío de Jesús Monsalve Mejía, dalla scorsa settimana arcivescovo emerito di Cali, “colonna” della Chiesa colombiana nell’impegno per la pace, la cui presenza, sembra è stata direttamente chiesta dal presidente Petro. Proprio mons. Monsalve, in una nota diffusa ieri, parla dell’accordo come di “una luce di speranza” ed estende l’invito alla pace ad altre organizzazioni armate, come i paramilitari del Clan del Golfo, “perché nei nostri territori rinasca la partecipazione di tutta la società alla costruzione della pace”, auspicando spazi territoriali “di reincontro e dialogo”. Nell’accordo che si firmerà oggi si prevede che la Chiesa abbia un importante ruolo di verifica durante le fasi del processo di pace, congiuntamente alle Nazioni Unite. Alcuni aspetti dell’accordo saranno valutati oggi a Cartagena, durante la seconda e ultima giornata dell’incontro promosso dalla Pastorale sociale con i vescovi delle zone colombiane dove si vivono conflitti.

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