Artigianato: Acli Roma, domani la presentazione dei risultati del primo triennio del progetto “Made in Mediterraneo”

Domani, martedì 13 giugno, alle ore 16,30, presso la sala Baldini della chiesa di S. Maria in Campitelli, in piazza Campitelli n. 8, a Roma, verranno presentati i risultati del primo triennio del progetto “Made in Mediterraneo”, promosso dalle Acli Roma e realizzato grazie al sostegno della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale. L’iniziativa ha puntato a riaffermare il valore e l’importanza degli antichi mestieri e del lavoro artigiano, per favorire la sopravvivenza e il ritorno delle botteghe artigiane a Roma, ma ha anche promosso l’avvicinamento e la formazione dei giovani in questo settore, che può offrire importanti opportunità occupazionali.
“Sostenere le botteghe storiche, conservare, valorizzare e dare un futuro alla memoria degli antichi mestieri e contestualmente formare i ragazzi all’artigianato che ad oggi rappresenta una reale possibilità di inserimento nel mondo del lavoro sono i valori di ‘Made in Mediterraneo’ – afferma Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma aps –, obiettivi ai quali come Acli di Roma siamo strettamente interconnessi perché coniugano l’impegno a favore del lavoro dignitoso alla promozione dei giovani e alla tutela delle specificità della nostra città. Un progetto complesso ma dal grande impatto sociale, reso possibile grazie alla Fondazione Terzo Pilastro, che ringrazio sentitamente per aver creduto insieme a noi nell’importanza di questo piccolo ma significativo atto di semina che mette al centro la cura. La cura dei dettagli tipica del lavoro artigiano e la cura delle relazioni tra i giovani, maestri e territorio in un costante dialogo tra tradizione e innovazione”.
Commenta Emmanuele Francesco Maria Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: “La bottega storica e, con essa, la cultura artigianale in essa racchiusa andrebbero protette con le stesse risorse e la medesima energia con le quali vengono tutelati i monumenti di una città. Ogni bottega storica che chiude è una ferita insanabile per la cultura del nostro Paese, un bagaglio di conoscenze antiche che non verranno mai tramandate ai posteri, in quanto si tratta di esperienze professionali e mestieri trasmessi di padre in figlio. In un’epoca in cui la globalizzazione incontrollata ha ormai sopraffatto il pianeta, i prodotti di massa si realizzano in serie e sono uguali a loro stessi ovunque (in Italia come in Giappone o negli Stati Uniti), gli acquisti si effettuano prevalentemente on-line ed i servizi passano per le App degli ‘smartphone’, ritengo fermamente che le tradizioni artigiane siano un valore da salvaguardare con tutte le nostre possibilità. Per questo motivo la Fondazione Terzo Pilastro, su mio impulso, da sempre si adopera per la salvaguardia degli antichi mestieri artigiani, in quanto parte integrante della cultura di ogni popolo. Questo processo passa anche e soprattutto attraverso la formazione delle nuove generazioni, che, introdotte ed appassionate a questo prezioso universo di conoscenze e tradizioni, possono auspicabilmente beneficiare di nuove prospettive di occupazione, in un periodo storico in cui sia l’industria che l’agricoltura purtroppo arrancano”.

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