Messico: 38 migranti morti in incendio nel centro di detenzione di Ciudad Juárez. Vescovi, “sovraffollamento risultato di scelte politiche”

(Foto: ANSA/SIR)

Sono molte, non solo in Messico, le reazioni di profondo dolore, cordoglio e indignazione per la morte di 38 migranti (secondo i dati ufficiali diffusi dalle autorità), mentre altri 29 sono rimasti feriti, a causa dell’incendio che si è verificato nella notte tra lunedì e ieri in un centro di soggiorno temporaneo (in pratica, un centro di detenzione) dell’Istituto nazionale di migrazione a Ciudad Juárez (Chihuahua), alla frontiera con lo Stato statunitense del Texas. Si tratta di migranti di varie nazionalità, in prevalenza provenienti da Guatemala, El Salvador, Honduras e Venezuela.
“Questa situazione – si legge in una nota della Conferenza episcopale messicana (Cem), firmata dal presidente, mons. Rogelio Cabrera, arcivescovo di Monterrey, e dal segretario generale, mons. Ramón Castro, vescovo di Cuernavaca – preoccupa la Cem, poiché non si tratta di casi isolati che sono strettamente correlati a quanto accaduto nel 2020, quando un cittadino guatemalteco perse la vita nella stazione di migrazione di Tenosique (Tabasco) e a quanto accaduto nella stazione di Piedras Negras (Coahuila), nel 2022”.
Infatti, “il sovraffollamento e le condizioni subumane a cui le persone sono sottoposte, nel contesto della mobilità umana, sono la conseguenza delle numerose detenzioni effettuate dall’Istituto nazionale per le migrazioni (Inm) come risultato di politiche di contenimento della migrazione incentrate sulla sicurezza nazionale, ma non sulla protezione dei diritti umani dei migranti”. La Chiesa messicana, proseguono i vescovi, “ha accompagnato i migranti, i rifugiati, le vittime della tratta di esseri umani, i deportati e coloro che si trovano in situazioni di sfollamento interno forzato, e mantiene il suo impegno nei confronti delle persone in situazioni di vulnerabilità. Le famiglie delle vittime di questa tragedia potranno sempre contare sull’accompagnamento pastorale di questa Chiesa, che è per tutti, indipendentemente dal luogo di origine, dalla nazionalità, dalla lingua o dalla situazione migratoria. Siamo tutti figli dello stesso Dio”.
Il vescovo di Ciudad Juárez, mons. José Guadalupe Torres Campos, che è anche il referente dell’episcopato per la Pastorale della mobilità umana, ha celebrato ieri una messa di suffragio per i migranti defunti- Il presule scrive in una nota: “Questa terribile tragedia richiede che le autorità competenti chiariscano cosa è successo e le azioni pertinenti per garantire la sicurezza dei nostri fratelli e sorelle migranti in mezzo a noi. E da parte di tutti i cittadini, solidarietà verso chi ha bisogno di noi. La collaborazione di tutti nella carità è senza dubbio un modo sicuro per contribuire a rendere meno probabili situazioni tristi come questa”.

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