Diocesi: mons. Salvucci arcivescovo eletto Urbino, “cercheremo insieme di leggere i ‘segni dei tempi’ per aprirci alle novità che lo Spirito sta preparando per il futuro delle nostre Chiese”

“Il vescovo non è un solista, ma piuttosto è simile a un direttore di orchestra; e se l’orchestra si allarga e si arricchisce di strumentisti c’è la possibilità che tutti insieme possano eseguire una musica più bella e più ricca: questa è la grande sfida che l’unificazione ci mette davanti. Confido davvero nel fatto che una più intensa collaborazione pastorale – peraltro già ben avviata – tra l’arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado e quella di Pesaro possa trasformarsi in un arricchimento reciproco”. Lo dice l’arcivescovo eletto di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado, mons. Sandro Salvucci, in un video messaggio alla diocesi, rassicurando rispetto ai timori di chi, avendo a cuore le sorti future dei centri e delle comunità dell’entroterra, vede nella scelta di unire le due diocesi in persona Episcopi “il rischio di un abbandono anche da parte delle autorità ecclesiastiche, accanto alla possibile perdita di altri presìdi di carattere civile nel territorio. È inevitabile che tutto questo sia considerato come un ingiusto e ingiustificato depauperamento di una terra ricca di storia, di tradizioni, di realtà ecclesiali e sociali vive e dinamiche, nonostante il fenomeno dello spopolamento”.
Pur parlando “di un passaggio, senza precedenti per Urbino (e per Pesaro), doloroso e certamente non facile da accettare”, mons. Salvucci garantisce: “Cercheremo insieme – vescovo, presbiteri, diaconi, consacrate e consacrati, fedeli laici – di leggere i ‘segni dei tempi’ per aprirci alle novità che lo Spirito sta preparando per il futuro delle nostre Chiese e coglierne le opportunità positive”.
Il presule evidenzia: “La vera forza di una Chiesa locale sta nelle persone che la vivono e la animano. Il mio pensiero perciò va ai presbiteri e ai diaconi nel loro servizio quotidiano di annuncio e di testimonianza del Vangelo, accanto alla gente che vive nelle parrocchie; alle numerose comunità monastiche, veri ‘fari’ di spiritualità a cui tanti possono attingere luce e speranza per il cammino; alle comunità religiose femminili e maschili con, tra gli altri, il loro particolare contributo di accoglienza e accompagnamento di tanti giovani studenti; alle confraternite, che custodiscono vive le antiche e sempre nuove tradizioni di fede; alle associazioni e ai movimenti laicali, che propongono incisivi percorsi di crescita umana e spirituale; alle tantissime persone di buona volontà che partecipano attivamente alla vita ecclesiale; e alle tante altre realtà di fede e di testimonianza della carità che pian piano imparerò a conoscere e apprezzare. A tutti vorrei dire la mia stima e il mio impegno di pastore a incontrarvi, ascoltarvi e incoraggiarvi nel cammino insieme”.
“Verrò in mezzo a voi – aggiunge – consapevole che, come vescovo, non possiedo la ‘sintesi dei carismi’, ma sono chiamato a esercitare il “carisma della sintesi”, vale a dire che il mio primo impegno sarà promuovere e custodire la comunione e l’unità della Chiesa nella varietà dei doni che la arricchiscono. Naturalmente tutto questo ha un fine preciso: la missione di annunciare Cristo e il suo Vangelo a tutti, come lo stesso Sinodo celebrato nella vostra Chiesa – giocando di anticipo sul percorso sinodale della Chiesa universale – ha confermato”.

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