Schiavitù moderna: Hollenbach (Georgetown University), “nell’azione di contrasto la Chiesa armonizzi forza interiore e umiltà”

“La realtà della schiavitù moderna spinge la Chiesa ad armonizzare due qualità spirituali che di rado vengono associate: la forza e l’umiltà”. Lo scrive David Hollenbach, professore presso la School of Foreign Service della Georgetown University di Washington DC (Usa), sull’ultimo quaderno de La Civiltà Cattolica (n.4.134) in uscita sabato e anticipato come di consueto al Sir. Per lo studioso è anzitutto indispensabile “la forza di spirito, perché la realtà della schiavitù moderna, gli abusi che gli esseri umani oggi continuano a infliggersi a vicenda sono talmente brutali da indurre alla disperazione”. Di qui il bisogno per i cristiani di “molta forza interiore per non scoraggiarsi, se vogliono intraprendere un’azione vigorosa com’è quella necessaria per porre fine agli abusi che la schiavitù e la tratta di esseri umani stanno infliggendo alla dignità di uomini, donne e bambini”.
Al tempo stesso, prosegue Hollenbach, la comunità ecclesiale, “per affrontare in modo giusto la schiavitù e la tratta contemporanee, dovrà assumere un atteggiamento spirituale profondamente umile”. L’umiltà, spiega, “è una virtù altrettanto essenziale, dal momento che non solo la Chiesa, per quasi tutta la sua storia, ha considerato la schiavitù legittima sotto il profilo morale e religioso, ma ci sono stati suoi membri e dignitari che hanno ridotto altre persone in quello stato. Se i cristiani vogliono sottrarsi all’accusa legittima secondo cui la loro odierna opposizione alla schiavitù sarebbe mera ipocrisia, il primo passo da compiere è ammettere con chiarezza i propri passati fallimenti nel riconoscere e nel rispettare concretamente quelle esigenze della dignità umana che oggi diamo per scontate”. In altre parole, la Chiesa “è chiamata a confessare, in uno spirito di umiltà e di pentimento, di avere essa stessa adottato, a suo tempo, in molti casi quei comportamenti di suoi membri che oggi considera vergognosi. per lo studioso “si tratta di un compito impegnativo, perché non è affatto facile conciliare la forza di spirito necessaria per opporsi ai gravi abusi commessi dall’umanità con l’umiltà richiesta dall’atteggiamento che la Chiesa nel corso della storia ha assunto riguardo alla schiavitù”.

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