Rifugiati: Trentino, raccolti 40mila euro grazie alla campagna “Cambiamo rotta!” a favore di quanti restano bloccati in Bosnia

L’odierna Giornata mondiale del rifugiato è l’occasione per riaccendere i riflettori sul dramma dei migranti sulla rotta balcanica e sulla campagna “Cambiamo rotta!”, promossa a maggio 2021 da diocesi di Trento, Ipsia Trentino, Acli, Cnca Trentino, Movimento dei focolari, Forum Trentino per la pace e i diritti umani e Osservatorio Balcani Caucaso. La campagna, mirata a sensibilizzare la comunità trentina e a sostenere le attività a favore di quanti restano bloccati in Bosnia, ha consentito di raccogliere in un anno quasi 40mila euro. Fondi – spiega una nota – destinati a sostenere le attività portate avanti, tra gli altri, da Ipsia-Acli in particolare nel campo profughi di Lipa, presso la città di Bihac, nel distretto bosniaco di Una Sana.
A seguito di una recente visita da parte di una delegazione trentina (composta da Fabio Pipinato di Ipsia Trentino e Tatiana Brusco e Roberto Calzà per la diocesi di Trento), gli enti promotori della campagna hanno fatto il punto della situazione. “I 22mila euro già versati – prosegue la nota – hanno contribuito a sostenere principalmente due attività, fondamentali per il campo profughi di Lipa: il servizio lavanderia e le cucine collettive. La prima risponde ad una necessità igienico sanitaria mentre la seconda ad una più relazionale e identitaria: poter cucinare in base alle proprie tradizioni, invece che ricevere quotidianamente un pasto dalla Croce Rossa locale, permette infatti di avere maggiore autonomia di lavorare insieme ad altri. Lavanderia e cucine collettive costano tra i 3 e i 5 mila euro al mese. Un prossimo stanziamento di circa 18mila euro raccolti in Trentino attraverso ‘Cambiamo rotta!’ dovrebbe garantire il loro proseguimento almeno fino ad agosto”.
“La visita del mese scorso – viene sottolineato – ha permesso di toccare con mano alcune situazioni particolarmente difficili in cui si trovano oggi circa duemila profughi che, nonostante le fatiche e i rischi a cui vanno incontro, non rinunciano a provare il cosiddetto ‘the game’, il cammino verso l’Europa, che è ormai abitudine tentare almeno una ventina di volte. Questo perché, appena passato il confine con la Croazia, è facile essere fermati e rispediti indietro, in dispregio al diritto internazionale e al diritto d’asilo. Per lo più si tratta di giovani maschi (anche se non manca qualche nucleo famigliare) provenienti in maggioranza da Afganistan e Pakistan, oltre a qualche gruppo di africani, cubani e altre nazionalità. La stagione estiva farà aumentare i passaggi, con una grande mobilità sia nel campo di Lipa che nei rifugi di fortuna (i jungle camp) sparsi nei boschi”.

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