Cile: mons. Chomali (vicepresidente vescovi), “per il futuro del Paese è decisiva la sfida educativa”

“In Cile abbiamo creato una società senza spirito critico. Il Paese è stato addormentato da un’idea che si è affermata con forza: che lo sviluppo è solo economico e che i problemi saranno risolti nella misura in cui ci saranno più soldi, più scienza e tecnologia. È lì che si è riposta la speranza, quasi esclusivamente, e i risultati sono visibili: violenza, ingiustizia, incapacità di dialogo, radicalismi di gruppo di ogni tipo, alcuni che difendono i loro privilegi e altri che rivendicano diritti. Molta rabbia e iniquità ovunque”. Lo scrive, in un articolo per il quotidiano cileno “El Sur”, l’arcivescovo di Concepción e vicepresidente della Conferenza episcopale cilena, mons. Fernando Chomali.
Secondo il presule, “si sono così diluiti concetti come i doveri legati ai diritti, il passaggio in secondo piano del desiderio personale per promuovere il bene comune e il riconoscimento del valore di ogni essere umano. In aggiunta a ciò, la frase a effetto e lo slogan hanno preso il sopravvento nella sfera pubblica, allontanando una riflessione veramente razionale rispetto alla ricerca della verità da ammirare, scoprire e non manipolare”.
Dietro questo panorama, per mons. Chomali, si percepisce una concezione erronea della razionalità umana, intesa solo come scientifica, dimenticandone la dimensione etica ed estetica. La riflessione filosofica, il coltivare le arti, la conoscenza teologica e tutto ciò che implica l’andare oltre il fenomeno per giungere al fondamento, sono stati ridotti alla loro minima espressione”.
Secondo l’arcivescovo, in un momento delicato del Paese, impegnato nella riscrittura della Costituzione, ma “spaccato” rispetto alle questioni indigene e all’emergenza migranti, è più che mai necessaria una “nuova educazione”: “Questo contesto può essere ribaltato con un’educazione intesa come formazione della persona a vivere in comunità e orientata alla risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo”. Cambiare “la cultura dell’avere, del facile successo, del distinguersi per ‘essere qualcuno’, per la cultura dell’essere, della condivisione, del riconoscersi come un essere dotato di molteplici capacità, doni, abilità e capacità da dare agli altri, è l’unica strada verso un Cile migliore”.

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