Corpus Domini: mons. Seccia (Lecce), “siamo una Chiesa felice quando accogliamo i rifugiati, quando non ci tiriamo indietro di fronte alle richieste di aiuto”

“Ci uniamo tutti con te in un grande abbraccio di solidarietà e di amore per tutti i nostri poveri: sono sempre di più, Signore – è vero, specie a seguito della lunga pandemia – ma, sono la vera ricchezza della Chiesa di Lecce. Sono un altro segno evidente della tua presenza in mezzo a noi: siamo una Chiesa felice quando accogliamo i rifugiati della guerra in Ucraina – a Merine, come qui a Lecce, a San Lazzaro e in altre comunità, ne abbiamo un bel numero – …quando diamo ospitalità e sostegno ai migranti che giungono ancora sulle nostre coste… quando non ci tiriamo indietro di fronte alle richieste di aiuto… Siamo la tua Chiesa quando portiamo conforto ai detenuti di Borgo San Nicola… quando ascoltiamo con l’orecchio del cuore le persone sole, disperate, incapaci di pensare positivo. Guidaci e aiutaci a non stancarci mai di amarti e servirti nel corpo e nell’anima delle nostre sorelle e dei nostri fratelli poveri”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Lecce, mons. Michela Seccia, nella preghiera che ha pronunciato al termine della processione Del Corpus Domini.
Rivolgendosi a Gesù, l’arcivescovo ha chiesto di continuare “a sostenere Papa Francesco affinché la barca di Pietro sia sempre più una ‘barca in uscita’ e resti aperta e accogliente verso ogni uomo e ogni donna di buona volontà”. “Con lui – ha proseguito – ci uniamo nell’invocazione perenne: donaci la pace. Tacciano le armi in ogni parte del mondo e torni il dialogo affinché non siano sempre i poveri e i più fragili a pagare il prezzo più alto: costretti a fuggire, ad abbandonare la terra e gli affetti e a piangere per la morte ingiusta delle persone più care”.
La preghiera di mons. Seccia è poi continuata per “i nostri sacerdoti e i nostri diaconi” e per “le nostre famiglie”. “Perdona i nostri errori di Chiesa – l’invocazione dell’arcivescovo – e le nostre omissioni verso il sostegno all’educazione, al rispetto della sacralità dei piccoli, alla cura dei disabili, degli ammalati e degli anziani. Fa che la Chiesa di Lecce – grazie anche all’esperienza del Sinodo che stiamo vivendo – diventi davvero una sola grande famiglia in cui l’amore regni prima di ogni cosa”. Non è mancata poi la preghiera “per i nostri giovani” e “per chi ci governa e ha responsabilità politiche”. E, ancora, mons. Seccia si è così espresso: “Ti affidiamo i medici con tutti gli operatori sanitari ma anche chi opera nelle forze dell’ordine”.

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